Il talk e l’intervista tradotta di Kim Gordon al Locarno Film Festival

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(Credit: screen grab video Locarno 74)

Kim Gordon, musicista, artista ed ex bassista dei Sonic Youth, è stata ospite insieme alla scrittrice Rachel Kushner di un talk alla 74esima edizione del Locarno Film Festival

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La vita di Kim Gordon è stata ampiamente raccontata da lei stessa nel memoir Girl In a Band uscito nel 2015 – mentre è uscito un secondo libro dal titolo No Icon, edito da Rizzoli New York in lingua inglese – ma l’ex bassista dei Sonic Youth, che nel 2019 ha pubblicato il primo disco album solista dopo ben 37 anni di carriera, è sempre una mente lucida e interessante da ascoltare quando racconta il suo percorso musicale ma soprattutto artistico in senso più totalitario. Kim Gordon è stimata come artista visiva (qui al Louvre di Parigi qualche anno fa) e come attrice per la sua partecipazione in film come Last Days di Gus Van Sant ispirato a Kurt CobainI’m Not There di Todd Haynes su Bob Dylan. Non dimentichiamo nemmeno il suo impegno socio politico durate la campagna elettorale di Bernie Sanders, giusto per non lasciar fuori nessun ambito.

L’occasione buona per vederla e ascoltarla è stata al Locarno Film Festival sotto la direzione artistica del nostro Giona A. Nazzaro, in cui è stata protagonista di uno dei molti talk di Locarno 74. Con lei c’era Rachel Kushner, autrice di saggi e romanzi, tra cui Telex from Cuba (2008) fino al più recente The Hard Crowd: Essays 2000-2020 (2021) che include il saggio Girl on a Motorcycle del 2001, che è anche il nodo da cui parte la chiacchierata tra “la ragazza nella band”, ovvero Kim Gordon e “la ragazza sulla motocicletta”, Rachel Kushner. Le due si conoscono dal 2014 e ovviamente c’è enorme stima reciproca come riportato dalla testata La Regione: “Una delle cose che amo di lei è come riesce ad articolare il discorso. Io non ci riesco così bene quando scrivo. È una grande storyteller, e quando leggo i suoi libri riesco a sentire la sua voce. Mi ha ispirata per Girl in a Band“. Entrambe parlano dei loro modi di approcciarsi al palco o al processo creativo: “Non sono la persona più estroversa di questo mondo, ma quando ci salgo sento che nessuno mi può dare fastidio, il palco è un posto che sento di poter possedere, dice Kim Gordon. Rachel Kushner parla del processo creativo come di “uno stato di concentrazione distratta, uno stato di trance, in cui dimentichi il corpo o la sedia sulla quale sei seduto, segui le informazioni che filtrano e che arrivano da un posto dentro di te che è migliore di quanto tu sia”, sensazione che anche per l’ex Sonic Youth non è così lontana: “Credo che il discorso possa valere anche per il mio processo, perché quando scrivo non saprei dire da dove arrivi il contenuto. È strano, ma non mi spaventa, è divertente”.


Infine, sempre su La Regione, viene riportato il racconto di un aneddoto domandato da Rachel Kushner durante il talk: “Sì, Kool Thing dei Sonic Youth parla di LL Cool J, che intervistai per un magazine nel 1991. Mi piacque molto il suo album Radio, prodotto da Rick Rubin. La mia curiosità fu quanto quell’album fosse di LL Cool J e quanto di Rubin. Così, davanti a un pubblico, chiesi a LL Cool J quale fosse la sua rock band favorita, sperando di sentire Sonic Youth. Lui rispose: ‘Bon Jovi’”.

Oltre al talk moderato dal giornalista svizzero Eric Facon, c’è anche un’intervista a Kim Gordon che racconta il suo rapporto con la musica, con l’arte e soprattutto i suoi ultimi lavori dopo la fine del matrimonio con Thurston Moore, nel 2015.

Mi sono davvero appassionata alla musica quando mi sono trasferita a New York per fare arte, non ho mai aspirato a diventare una bassista. Quando avevo 5 anni volevo solo essere un artista ma appena sono entrata in contatto con la musica no wave a New York è stato molto stimolante. era qualcosa di non convenzionale e ho sentito che potevo farla e sarebbe stato divertente.

Poi la discussione passa avanti, al progetto Body/Head con Bill Nace, i cui ultimi due lavori sono No Waves (2016) e The Switch (2018):

Ho iniziato a suonare con il mio amico Bill Nace che è un musicista NOISE. Abbiamo un duo chiamato Body/Head: adoro suonare con Bill tutta questa musica improvvisata. È totalmente libero… è un sollievo non doversi preoccupare della musica che stai componendo, quindi non ho più dovuto fare interviste e tutto quello che concerne quel sistema. Sai, quando hai una professione in cui ci sono persone che pubblicano il tuo disco per un’etichetta poi si deve lavorare anche per loro, il che va bene e in una certa misura NON MI DISPIACE… fare in quel modo È stato un po’ come sentirsi puri.

Non manca la parte sul suo trasferimento a Los Angeles:

Quando mi sono trasferita a Los Angeles, nel 2015, ho incontrato un produttore che continuava ad assillarmi. Stava lavorando al disco di qualcuno e voleva che scrivessi qualcosa pure io. Continuava a inviarmi materiale e alla fine tra quello che mi ha mandato c’era qualcosa che mi ha fatto dire ‘ok, posso fare qualcosa su questo’. Alcuni testi lo hanno fatto impazzire, ha preso alcuni pezzi rimanenti, ha modificato e aggiunto un po’ di musica per mandarmi un sample. Era davvero bello e da lì è nata la canzone Murdered Out.

Infine si parla del suo memoir Girl in a Band e del suo modo di raccontarsi:

mi è stato chiesto di lavorare a un libro di memorie e quando ho iniziato a scriverlo non me la sentivo di raccontare me stessa. La mia vita è piuttosto noiosa, ma sentivo una certa caducità a quel punto, dopo la rottura del mio matrimonio. Scrivere è stato un buon modo per pensare come e dov’ero arrivata, e soprattutto mi ha aiutato a pensare.

È stato davvero fantastico essere al Locarno Film Festival e spero di tornarci presto.

Redazione Rumore
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