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Quella volta che Manu Chao cantò La Vita Tómbola per Maradona, nel documentario di Kusturica, e altre cose sulla musica

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Per Lost In YouTube ripercorriamo il mito di Maradona attraverso la canzone di Manu Chao, La Vita Tómbola, scritta e cantata per il documentario di Emir Kusturica

Musica, TV e YouTube – Lost in YouTube: l’abitudine di guardare un video su YouTube e poi perdersi in un vortice temporale tra i video consigliati. Ripeschiamo perle perdute o dimenticate nel web.

di Nicholas David Altea

Quando sei un calciatore di questa levatura, la tua influenza popolare va ben oltre un rettangolo verde o uno stadio con 100mila persone accalcate e inneggianti il tuo nome. Con Maradona si va al di là della maglia, delle sciarpe e dei colori. Quello che per tutti è normale, per lui non lo è più. Diventa tutto imprevedibile, incalcolabile, impossibile da pianificare come ogni sua qualsiasi giocata. Il culto di Diego Armando Maradona ha superato svariati santi, dribblato la Madonna e conteso al Padre Eterno – per chi ci crede, ovviamente – il primato dell’altare della devozione. Disegnato, cantato, raffigurato, dipinto, imitato: è stato simbolo, seppur imperfetto, di un modo di rompere ogni normalità e ogni burocratica regola di strutture ben più imponenti di lui.

Andrés Calamaro, cantautore argentino e già membro della rock band ispano-argentina Los Rodríguez, lo raccontava nella sua canzone Maradona perdonandogli anche i suoi errori. Ma lui è solo uno dei tanti che gli dedicarono un brano.

Maradona no es una persona cualquiera
Es un hombre pegado a una pelota de cuero
Tiéne el don celestial
De tratar muy bién al balón
Es un gerrero
Es un ángel y se le ven las alas herídas
Es la biblia junto al calefón
Tiene un guante blanco calzado en el pié
Del lado del corazón

In modo molto diverso, gli errori di vita e le strade sbagliate di rock star e calciatori vengono inglobati come termini di paragone in un brano dei Brand New, che di ispanico non hanno proprio nulla, poiché suonano un emo/punk alternativo e sono originari di Long Island, New York (Usa). Me vs Maradona vs Elvis, contenuta nell’album Deja Entendu del 2013, si focalizza sul declino personale confrontato con miti come Maradona ed Elvis, anch’essi coinvolti in situazioni decisamente negative. Quella che apparentemente non sembrava una traccia autobiografica, a distanza di qualche anno si rivelerà tutt’altro: il cantante e autore Jesse Lacey, dopo alcune accuse di abusi sessuali, ammetterà di aver avuto problemi legati al sesso e alla cattiva condotta sessuale, togliendo in questo modo ogni dubbio sui riferimenti autobiografici del pezzo.

Sono stati molti i modi di idealizzarlo, coi chiari e gli scuri del caso. Maradona, nel bene e nel male, è diventato un simbolo rivoluzionario e politico, scomodo e non conforme seppur idolatrato da tutti, lasciandoci a 60 anni nello stesso giorno dell’amico Fidel Castro. Un 25 novembre legato all’addio di un altro funambolo che si è addirittura meritato una copertina e titolo di un disco cult dei Wedding Present, un certo George Best: nord irlandese che degli eccessi ne è stato il progenitore calcistico. Anche lui affetto da genio e sregolatezza, quest’ultima ripresentatasi con un conto troppo salato da pagare su questa Terra. Diego Armando Maradona non dimenticava da dove veniva, non si scordava degli ultimi; quelli rimasti nelle frange più basse di una società distratta, che corre veloce e lascia indietro senza troppi complimenti con contropiede fulminei: un momento la palla è tua sei al centro, pochi secondi dopo devi rincorrere.

Sarà per questo che il ritratto migliore di Diego lo compie Emir Kusturica nel suo documentario Maradona by Kusturica dl 2008. Lo fa con tutta la naturalezza senza filtri per un uomo fatto di luci e ombre. Nei dialoghi porta l’argentino a porsi una domanda che è, allo stesso modo, sia una presa di coscienza ma anche un qualcosa a cui forse risposta non c’è, sebbene qualcuno, soprattutto nel giorno della sua morte, pensi di avere la verità in tasca. “Sai che giocatore sarei stato se non avessi tirato di coca?”. La domanda rammaricata che con gli occhi lucidi si pone davanti al regista jugoslavo naturalizzato serbo lascia senza fiato in un pausa che potrebbe durare un secondo o qualche ora di vuoto. “Che giocatore ci siamo persi”, si risponde da solo El Diez. Emir annuirebbe anche oggi, e ancor di più di questi tempi, visto che per lui, ora, nel calcio “ci sono solo polli che corrono“.

Solo Diego poteva esprimere una risposta sensata. Il resto sono soltanto parole buttate a riempire vuoti che stanno bene così. Una cosa è certa, però, La vita è una tombola: destino, fortuna, situazioni, abilità e numeri. La tombola della vita del numero 10 per eccellenza ci porta da Manu Chao, musicista francese figlio di immigrati spagnoli e baschi, che con i Mano Negra (già autori di un altro brano dedicato a Diego, Santa Maradona del 1994), e successivamente in solitaria, dipinge storie, vite di persone e sentire umano con un insieme di patchanka, latin rock e reggae. Non poteva non costruirsi un ponte tra Manu Chao, Emir Kusturica e Maradona, affini per sensibilità a chi resta indietro, sulla stessa lunghezza d’onda dello stesso Maradona di Acerra che gioca per beneficenza in un campo di fango di periferia per raccogliere fondi per un bambino che non può permettersi delle cure. Non contento rompendo ancora una volta le regole e fregandosene dell’assicurazione, e anzi, pagandosela lui la clausola di 12 milioni di lire: “Che si fottessero i Lloyd di Londra. Questa partita si deve giocare per quel bambino”. Maradona è questo e molto altro, e Manu Chao si immedesima nel suo idolo con il brano La Vita Tómbola contenuta nel disco La Radiolina pubblicato nel 2007, brano che entrerà insieme a God Save The Queen dei Sex Pistols che in poco tempo rimembra la “Mano de Dios” e del “Gol del secolo” negli stessi 90 minuti. Oltre a queste c’è Rodrigo Bueno con La mano de Dios, la band argentina Ratones Paranoicos con Para Siempre Diego e Joaquín Sabina con Mano a Mano.


Nell’intervista di Carlo Moretti, all’interno sezione Spettacoli di Repubblica, ci sono le parole dell’artista francese durante un lontano 2006, fresco di due concerti gratuiti per 130 mila persone a Roma e al Traffic di Torino:

Ho scritto alcune canzoni per il film che Emir Kusturica ha girato di recente a Napoli e che ha come
protagonista Maradona. Una si intitola “La vita è una tombola”. Ho avuto la possibilità di incontrare Diego: che personaggio, fossi stato Maradona avrei vissuto proprio come lui. Kusturica, mentre eravamo insieme a Napoli, ci ha ripreso con la cinepresa ma non so se utilizzerà quelle immagini, è un regista imprevedibile

(L’incontro tra Maradona e Manu Chao / credit: Manu Chao)

Manu Chao lo ripete nella sua canzone, cantandola dal vivo davanti a un Diego compiaciuto in occhiali da sole, durante alcune riprese del documentario: La vita è una tombola … / Notte e giorno… / La vita è una tombola / E sempre di più …
E quell’immedesimarsi continuo in Maradona: “Se fossi Maradona / Vorrei vivere come lui / Perché il mondo è una palla / Che vivi in ​​superficie” che sin da bambino diceva che: 1) avrebbe giocato il Mondiale con l’Argentina e 2) avrebbe vinto il Mondiale con la sua nazionale è stato un bene prezioso. Diego Armando Maradona in fin di conti è stato la benzina gratuita dei sogni di molti. Un regalo enorme che non si esaurirà.

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