10 brani stoner e heavy psych che altereranno la tua percezione

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Alla ricerca di brani stoner e heavy psych che, con i loro suoni e le loro distorsioni, altereranno la vostra percezione

Di Stefano Fanti

SLEEP

Dopesmoker – Dopesmoker (2003)

Come può una lista di questo tipo non iniziare con Dopesmoker? Non può e infatti eccoci con il brano (che poi è un disco intero di 73:07 minuti) cardine del doom stonato. La genesi è travagliata: Al Cisneros, Matt Pike e Chris Hakius iniziano a lavorare al brano nel 1995 con la promessa di farlo uscire per la London Records, non fu così e dopo varie peripezie le versioni ad oggi sono ben quattro, tra cui una bootleg con copertina del grande Arik Roper e una a nome Jerusalem targata Rise Above/Music Cartel della durata di 52 minuti. Nel 2003 arriva la versione definitiva da 63 minuti grazie a Tee Pee, ristampata  nel 2012 da Southern Lord con nuova grafica e mastering. Nonostante le difficoltà, il risultato è travolgente, un viaggio a briglie sciolte in un deserto cosmico e fuori dal tempo, dove perdersi senza opporre resistenza, ritrovandosi, al termine, arricchiti dall’apprendimento di nuovi stati di coscienza.  Assolutamente indispensabile.

https://www.youtube.com/watch?v=ugp8a7B9izw
ELECTRIC WIZARD

Dopethrone – Dopethrone (2000)

Anno 2000, gli Electric Wizard, allora trio con il boss Jus Oborn in compagnia di Tim Bagshaw e Mark Greening, fanno uscire il loro album più importante e rappresentativo: Dopethrone, da cui peschiamo l’omonimo brano di dieci minuti (più 10 di silenzio finale) che chiude l’album (nelle ristampe del 2004 e 2007 sarà invece seguita da Mind Trasferral). Il mondo orrorifico degli EW è una discesa agli inferi fatta di doom psichedelico, stoner/sludge perturbante che accompagna l’ascoltatore in uno stato di trance ferale. Non l’ideale per un viaggio pieno di buone vibrazioni insomma, ma se cercate emozioni forti in ambienti più lovecraftiani che mai, questo è quello che fa per voi. Ecco un assaggio, serve altro?

Rise, black amps tear the sky
Feedback will free your mind and set you free
Rise, black amps tear the sky
Riff hewn altar wreathed in smoke and weed, yeah
Dopethrone, in this land of sorcery
Dopethrone, vision through T.H.C
Dopethrone, feedback will free
Dopethrone, three wizards crowned with weed, yeah

KYUSS

Green Machine – Blues For The Red Sun (1992)

Un brano che ha segnato un’epoca: chiunque abbia minimamente coscienza di cos’è il rock fatto bene salta in aria appena parte il celeberrimo riff di Green Machine, secondo brano del monolite Blues For The Red Sun, l’album che ha lanciato i Kyuss nel pantheon degli eletti. Immaginatevi la scena: deserto, cactus, polvere e sabbia, auto classica americana (Pontiac Firebird? Ford Mustang? Ford Gran Torino?) che sfreccia senza ostacoli, il sole infuocato e alla radio questo pezzo. La cristallizzazione dello stoner rock in un’immagine. Josh Homme, Nick Oliveri, John Garcia e Brant Bjork, quattro anime al loro meglio intente a costruire un genere e lasciarlo ai posteri: il riff di chitarra iniziale, l’ingresso di basso e batteria e infine la voce di Garcia generano un’amalgama a cui è impossibile trovare qualcosa fuori posto, in grado di prenderti per mano e trasportarti in un altrove leggero in cui sentirsi invincibili. Provare per credere.

OM

State Of Non-ReturnAdvaitic Songs (2012)

Messi in stand-by gli Sleep (che fortunatamente sono tornati con The Clarity e il recentissimo The Sciences), Al Cisneros – inizialmente coadiuvato da Chris Hakius fino al disco Pilgrimage del 2007 – formò gli OM e Matt Pike si dedicò invece a quella bestia stoner doom metal a nome High On Fire. Ma è del duo poi diventato trio con l’arrivo Emil Amos (Grails, Holy Sons) e Robert Lowe (Lichens, 90 Day Men) che vogliamo parlare: Advaitic Songs, ultimo album al momento del gruppo, uscito nel 2012 per Drag City, è un incantesimo psichedelico tra musica rituale e misticismo esoterico il cui culmine arriva con la circolare State of Non-Return, debitrice delle origini stoner doom ma espansa verso derive esotiche e inafferrabili. Perdersi dentro la musica degli OM è come tornare a casa, un lungo viaggio di ritorno verso la nostra natura recondita. Ci auguriamo di risentirli prestissimo con nuovo materiale.

BLACK SABBATH

Sweet Leaf – Master Of Reality (1971)

Il colpo di tosse più famoso nella storia della musica: Tony Iommi e il suo mal di gola introducono un brano – e un disco – senza tempo, pietra miliare e vero e proprio inno alla maijuana. L’anno è il 1971 e il più grande gruppo di sempre sforna il suo terzo album, quel Master Of Reality che comprende anche pezzi appena appena importanti come Children Of The Grave e Into The Void. L’apertura, come detto, è una celebrazione totale alla dolce foglia, una lettera d’amore che deve il titolo a un pacchetto di sigarette comprato a Dublino da Geezer Butler: un riff che fa da scuola a decine di band stoner, doom, metal e tutto il circondario da lì a venire. Ma lasciamo al parola a Ozzy senza dilungarci ulteriormente:


When I first met you, didn’t realize
I can’t forget you or your surprise
You introduced me to my mind
And left me wanting you and your kind…
My life was empty, forever on a down
Until you took me, showed me around
My life is free now, my life is clear
I love you, sweet leaf, though you can’t hear…

https://www.youtube.com/watch?v=SE1bL2bHe_w
MELVINS

Hooch Houdini (1993)

Hooch è un termine facente parte dello slang dei tardi anni 60, primi 70 che indicava la cannabis e altro, non è più molto utilizzato oggigiorno ma visto che è il titolo del brano che apre quel monumento sonoro che risponde al nome di Houdini, non può che far parte di questa dopatissima lista. Testo totalmente fuori di testa come da tradizione, ritmica martellante e sincopata, riff di chitarra granitico e immortale, in meno di tre minuti King Buzzo e soci definiscono lo standard di un suono che li accompagna – a dir la verità già in precedenza ne avevano dato numerose dimostrazioni – ancora oggi. Tra il 1991 con Bullhead e il 1994 con Stoner Witch (e anche qui il titolo ci riporta al medesimo argomento…) più il già citato Houdini del 1993, i Melvins tirano fuori una trilogia imprescindibile, che ha influenzato, influenza e influenzerà generazioni di hard rocker con il gusto per la follia.

https://youtu.be/gRTrAI3Yetk
DEAD MEADOW 

Sleepy Silver Door – Dead Meadow (2000)

Il primo brano del primo album del trio di Washington ha lasciato il segno: siamo nel 2000 e c’è voglia di psichedelia, con questo esordio i Dead Meadow si affacciano prepotentemente come nome caldo insieme agli altrettanto ottimi Comets On Fire di Ben Chasny (Six Organs Of Admittance) sul panorama underground, proseguendo poi un carriera con alti e bassi ma sempre su ottimi livelli. Sleepy Silver Door ha un riff inconfondibile che caratterizza tutta la prima parte del brano: circolare e distortissimo è da subito contagioso e predominante, per poi sciogliersi nella lunga coda lisergica del pezzo tra Pink Floyd e Blue Cheer. Puro stoner psichedelico che ti culla e ti porta con sé verso lande assolate dove i ritmi sono scanditi dalle onde del mare e dalla fiamma dell’accendino. Raggiungeranno un’altra vetta del genere con il brano At The Open Door inserito in Feathers del 2004: una litania ipnotica che colpisce per grazia e fluttuante tendenza cosmica.

BLUE CHEER

Peace Of Mind New! Improved! (1969)

Abbiamo citato i Blue Cheer parlando dei Dead Meadow e ovviamente finisco anche loro diretti in questa lista. Peace Of Mind, uno dei loro brani più celebri, tratto dal terzo disco New! Improved!, è una ballatona psichedelica che guarda al progressive britannico più che all’hard rock dei primi due dischi Vincebus Eruptum e Outsideinside. Hard rock a fine anni 60? Ebbene sì, sono praticamente stati loro a inventare, insieme ai Black Sabbath, l’hard rock, l’heavy metal, lo stoner, il doom e via dicendo, elevandosi a veri pionieri di generi che ancora oggi amiamo e seguiamo. Questo terzo disco alterna ai furiosi trip degli esordi, una maggiore elaborazione strumentale, il tutto sempre in nome di una visione psichedelica accecante, che sia schiantata contro un muro del suono o filtrata tra arpeggi e melodie galleggianti. Se i suoni di questa lista sono quanto di più vicino al vostro gusto, le basi le trovate qua. Imprescindibili.

https://www.youtube.com/watch?v=bjrrcF3sQuU
FU MANCHU

Neptune’s Convoy In Search Of… (1996)

Tocca di nuovo parlare dei Blue Cheer, lo stoner rock tutto, infatti, è enormemente debitore del trio californiano e i Fu Manchu, soprattutto quelli dei primi dischi, sono veri e propri loro figliocci. In Search Of… è la summa perfetta del suono e dell’attitudine Fu Manchu: psichedelia desertica, riffoni e assoli da festa in piscina, ufo, macchine veloci, skateboard, flipper e tanta voglia di divertirsi…ovviamente stracotti! Neptune’s Convoy è un buon esempio di tutto ciò, tra parti più introspettive e deliri a cento allora: mettetela a tutto volume in macchina e conoscerete il vero significato dello stoner più scanzonato e divertente. Dopo questo disco arriverà anche Brant Bjork in formazione (per poi uscire nel 2002) seguendo la consuetudine di un gruppo che ha cambiato formazione trecento volte, lasciando al timone per tutto il tempo solo il leader Scott Hill. Da una costola del gruppo nasceranno anche i Nebula, altro gruppo stoner space di altissimo livello, visto recentemente anche sui palchi italiani. 

BONGZILLA

Sacred SmokeStash (1999)

Andate su Google e cercate la copertina di Stash, primo disco dopo due EP del gruppo stonato per eccellenza: un calice colmo di weed ci apre le porte di un doom stoner sludge metal tutto incentrato sulla cannabis, marcio fino al midollo quanto esaltante e sanguigno. Questo speciale si chiude quindi con un gruppo simbolo della promozione attiva della marijuana (un altro nome potevano essere i Weedeater che non entrano solo per motivi di spazio, tra l’altro progetto anch’esso di Dave Dixie Collins, già in Bongzilla, Sourvein, Buzzov*en e via fumando), non con il suo brano o il suo disco migliore – per questo c’è Gateway del 2002, sempre targato Relapse con cui il connubio è costante – ma con un esempio lampante della loro proposta grezza e totalmente influenzata dalla celebrazione della sweet leaf. Non fanno uscire un disco dal 2005 ma siamo sicuri che prima o poi il bong tornerà a bruciare!

Qua sotto la playlist da ascoltare su Spotify con i brani stoner/heavy psych che altereranno la vostra percezione.
Leggi l’articolo sui 10 brani rap.
Leggi l’articolo sui 10 brani regga e dub.

Redazione Rumore
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