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Sun Kil Moon e la recensione scomparsa da Pitchfork

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Partiamo dall’inizio. Mark Kozelek, in arte Sun Kil Moon, si è sempre contraddistinto per – usando un eufemismo – una certa mancanza di peli sulla lingua: abbiamo trattato qui della sua faida con i War on Drugs (sfociata nel brano War on Drugs: Suck My Cock), e abbiamo riportato in questo live report i commenti sul pubblico italiano fatti dal buon Kozelek al microfono dell’Arci Biko di Milano. Tutto ciò è ormai (e per fortuna) storia vecchia; il nuovo bersaglio dell’ex Red House Painters pare essere stato Laura Snapes, autrice per il Guardian, per NME e soprattutto per Pitchfork. La giornalista ha intervistato per telefono l’artista statunitense, e quest’ultimo avrebbe iniziato ad attaccarla con frasi del genere: “Pensi di essere la prima persona che vuole farmi un’intervista faccia a faccia? Mettiti in fila” o “Sono la persona migliore che non conoscerai mai e un giorno, se riuscirai a conoscermi, probabilmente vorrai avere un figlio da me”. Non ancora soddisfatto, Kozelek ha improvvisato un nuovo dissing nei confronti della Snapes durante un concerto a Londra. “She totally wants to fuck me / Get in line, bitch” è un estratto dal testo (e potete tradurvelo tranquillamente da soli).

Con tutto questo divertimento, c’è il rischio di dimenticarsi che Sun Kil Moon ha pubblicato una settimana fa il suo ultimo album Universal Themes. Pitchfork, come al solito ha scritto una recensione di tale disco, firmata Ian Cohen. Nel frattempo però Laura Snapes ha concluso il suo pezzo su Mark Kozelek per il Guardian, che potete leggere a questo link. Probabilmente non c’è bisogno di anticiparvi che piega abbia preso l’articolo in seguito all’intervista telefonica e alla brillante esibizione londinese dell’artista. A questo punto la recensione di Ian Cohen è evidentemente diventata troppo lusinghiera per qualcuno che aveva insultato una collega (non si sa bene che voto avesse ricevuto inizialmente Universal Themes, ma lo stesso Cohen aveva assegnato 9.2 al precedente Benji), e così la nota piattaforma ha deciso di eliminare tutte le prove. Ad una settimana di distanza dalla prima, ecco la nuova recensione (che trovate qui) : questa volta la firma è di Mark Richardson, e classifica l’album con un decisamente più mediocre 6.0. Che Universal Themes piaccia o no, è legittimo domandarsi se questo 6 politico sia da considerare un voto al disco o alla persona che vi sta dietro. Nella seconda ipotesi, Pitchfork avrebbe dimostrato una mancanza di professionalità non indifferente, oltre che fin troppa generosità.

Qui trovate un’altra storia di pentimenti causati da una recensione di Pitchfork.

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