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(In)Contro: Il suono di un anno: 3983

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(In)Contro: Addizioni. Sovrapposizioni. Manipolazioni. Ibridazioni. Alchimie. Mescolanze di “stili corrotti per formare collage creativi”. Benvenuti nell’era del mash-up pacifista. Benvenuti nella definizione di nuovi scenari. Da esplorare con le orecchie aperte.

di Letizia Bognanni e Daniela Liucci

 

IL SUONO DI UN ANNO: 3983

BEST OF…

The Smith Hotel – Meat In The Aeroplane (Domino Trade, 3983)
In principio era un oscuro romanzo del 2034, scovato da Morris Jemang in un mercatino di antiquariato. Diary Of A Coma di Annie Douglas è una storia disturbante, scritta in modo disturbante, che ha ispirato un disco disturbante e bellissimo, in cui la voce catacombale di Jemang sembra davvero provenire dai meandri di uno stato di coscienza alterato mentre le chitarre e i synth, anch’essi recuperati su impolverate bancarelle, tessono la trama di una storia d’altri tempi.

The Massive Cure – Door On The Mezzanine (Virgin Fiction, 3983)
Qualcuno la definisce una siesta, invece la nona avventura discografica dei britannici Massive Cure sembra più una gita su monorotaia. Un viaggio tanto rapido quanto travolgente. A ritmo di un’elettronica più orgogliosamente pop, magnificamente decorata da piccole voragini di rock dark. Come un incantesimo di magia nera che sovverte i luoghi comuni, ipnotizza e culla. Non bisogna avere paura del buio. Ovunque, anche in un mezzo piano, una porta fa entrare nuova luce.

The Outcast Jesus – Minipsycho (NegroFace Records, 3983)
Un concept album di dodici minuti su un vecchio eremita che vive in un bunker, volontariamente privo di mezzi di comunicazione con il mondo esterno, dedito alla meditazione e alla danza: poteva essere ridicolo o geniale, ha prevalso la seconda possibilità. Ascoltate Just Like Fire, 20 secondi in cui la voce di Will André svela il segreto dell’universo, ma noi non possiamo sentirlo perché sommerso dal feedback prodotto da Reid Patton con la sua leggendaria Aquacaster. Trascendentale.

Fatboy Dancing – A Long Way To Spleen (Skint AD, 3983)
Lo spleen a cui si riferisce l’istrionica one-woman band scozzese-australiana Lisa Perry-Cook, aka Fatboy Dancing, non è il grigiore esistenziale da meditazione-depressione, ma la milza. L’organo ovoidale e molliccio raffigurato su un manuale di anatomia del 1933 trovato su una bancarella. Che la sua voce inconfondibile celebra con big beat d’ispirazione vintage, amalgamando sacro e profano, punk e world music, tradizione e innovazione, in un’irresistibile serie di inni già immortali.

The Sisters Of Canada – First And Last Music (Wark, 3983)
“Dite pure che sono un vecchio patetico, ma la cosa che trovo più incredibile e affascinante al mondo è l’amore. Credo che la prima e l’ultima musica dell’umanità siano state e saranno canzoni d’amore”. È tutto qui, nelle parole di Drew Sand, il terzo (capo)lavoro dei Sisters of Canada. Solo storie d’amore, felici, infelici e disperate. Che si possono ballare o solo ascoltare, da soli o con qualcuno accanto. In ogni caso, sarà come fare l’amore.

WORST OF…

eRuc Clapaul – Sex Pilgrim (Funprise, 3983)
Di giorno ex-modella miliardaria, di notte bluesman “mutante”, con occhiale tartarugato, blazer di Klarmani e 12 corde scintillante. La nuova tappa dell’infinita e (auto)ironica crociata musicale contro la schiavitù sessuale di eRuc Clapaul, è una sosta all’Autogrill: code al bagno, spossatezza creativa e ripetizioni ad libitum del cliché “sono-un-fenomeno-da-baraccone-ma-me-la-godo”, tra pentatoniche minori e luccichii sintetici. Il resto si fa attendere, come la classica apparizione divina.

Sun in the Box – Beyond The Pills (Emner, 3983)
Narra la leggenda – no, lo narra lui stesso – che Kevin Roth un giorno abbia fatto voluto sperimentare su di sé alcune sostanze che i suoi presunti antenati musicisti assumevano per “aumentare la creatività”. Da qui il didascalico titolo e le ancor più didascaliche canzoni di questa specie di antologia di tutto ciò che di brutto quelle pillole e polverine hanno ispirato tanti tanti anni fa. Sentivamo il bisogno che qualcuno sperimentasse questo viaggio chimico nel tempo? No.

Billie Edgar – Mission Honey (Rihnocent, 3983)
Era solo una space-girl albina quattordicenne quando ha esordito e sbalordito a suon di synth-pop mieloso e di facile digestione. Due anni dopo è una sedicenne in missione per conto di Dio. Il Dio di Cosmicology che si manifesta attraverso la sua voce – e i sassofoni e la blanda psichedelia pop del suo principale messaggero, R. E. Wubbard – per veicolare spenti mantra di pace, amore e auto-guarigione. Irritanti come gli indesiderati seccatori di ogni credo che suonano al citofono.

Hart Soul – Candy From A Boy (Embia, 3983)
Il problema non è che questo disco parla di rapporti sadomaso, dark room e perversioni assortite, stiamo mica a scandalizzarci, alla fine del quarto millennio? Il problema è che in questa nuova (si fa per dire) band ci sono un cantante che urla e agita i capelli, un altro cantante che sospira e si strugge e un chitarrista che ci va giù di assolo, e che le canzoni sono tutte uguali fra di loro e tutte uguali a certe canzoni di 50 o 500 anni fa. Magari fossero almeno scandalose!

Van Elton – Van On Fire Vol. 3 (Rocket Bros, 3983)
L’inevitabile divorzio tra Van Elton e la sua band eponima sembrava il giusto finale di una fortunata avventura. Eppure, solo soletto, Van è nel pieno di una confusa crisi di identità. Gioca a fare il crooner, ad ammorbidirsi, a fabbricare continuità con un inutile vezzo (tipo)grafico, per chiarire che, in fondo, era lui motore del gruppo. Del suo istrionico hard-synth-metal-pop, tuttavia, c’è poco. Di innovativo, nulla. Altro che fiamme. L’incendio sembra essere stato spento da un pezzo.

Personaggi e interpeti

The Massive Cure: Collettivismo trip-hop e cure omeopatiche per la tristezza
Fatboy Dancing: Big beat britannico e architetture gotiche
The Smith Hotel: La bibbia dell’indie-spleen e l’eclettismo indie-rock da palude
The Outcast Jesus: Il cuore hip-hop di Atlanta  e l’arte di guardarsi le scarpe
The Sisters of Canada: L’anima più dark della dark wave e l’elettronica scozzese invecchiata 12 anni
Sun In The Box: I danni del prog-metal e i fraintesi del seattle-sound
Hart Soul: One Boy Band e oscillazioni alt-rock 
eRuc Clapaul: Archeologia queer-kitsch col viso pallido (e stanco) del blues 
Van Elton: il poster-boy dell’heavy-hair metal e il rock che si fa lamento
Billie Edgar: Il colpo di coda del girl-power britannico e la voce di Scientology

Playlist 1985

The Smiths – I Want The One I Can’t Have
The Jesus And Mary Chain – Never Understand
The Sisters Of Mercy – Marian
The Cure – In Between Days
Dead Can Dance – The Cardinal Sin
Edgar Winter – Music is You
Elton John – Nikita
Electric Sun – Children of The Sea
Corey Hart – Everything in My Heart
RuPaul – Sexy Drag Queen

Playlist 1998
Massive Attack – Inertia Creeps
Fatboy Slim – Praise You
OutKast – Rosa Parks
Neutral Milk Hotel – Communist Daughter
Boards Of Canada – Turquoise Hexagon Sun
Soul Asylum – Close
Eric Clapton – Broken Hearted
Candlebox – Breakaway
Van Halen – Once
Billie – Party on the Phone

Potete ascoltare le due playlist qui sotto, tramite il nostro profilo Deezer.

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