Una sfacciata e naturale dimostrazione di stile: Ill Communication dei Beastie Boys

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Riconoscere immediatamente un suono o un gusto è un riflesso automatico e quotidiano. “Rumore”, in collaborazione con Jameson, vi porta a scoprire ciò che li rende riconoscibili.

di Luca Minutolo

Abbiamo sempre salutato frettolosamente Ill Communication come uno tra i più grandi successi commerciali dei Beastie Boys. Vuoi per l’accattonaggio spinto di un singolo trascinante come Sabotage, oppure per la definitiva consacrazione del trio di Brooklyn nel gotha della storia rap. Un punto fermo che al tempo stesso rappresenta il disco meno convenzionale di tutta la discografia dei Beasties. La verità è che in Ill Communication Mike D, Ad Rock e MCA se la sono spassata alla grande con qualsiasi idea nascesse dalle loro menti. Una rilassata jam session da cui uscirono al tempo stesso i loro pezzi più originali e i brani meno convenzionali. Prendiamo proprio Sabotage. Giochiamoci fin da subito l’asso nella manica. Con quel riff hardcore scolpito nella pietra punk. Del suo farsi gioco di stilemi consunti, riuscendo nell’intento di farlo meglio di chiunque altro. Un gioco che ai Beastie Boys riusciva sempre maledettamente bene. Perché il rap è un affare serissimo. Ancor più serio quando, in apparenza, ne facevano beffa senza remore. Il suo celebre videoclip diretto da Spike Jonze, in cui si inscenano inseguimenti e sparatorie in piena salsa poliziesca anni ’70, è solamente la punta di un iceberg ben più profondo.

Alla base di Ill Communication le fondamenta sono davvero solide: la verace vocazione Funk come motore propulsivo di tutte le sue ben 20 tracce. Gli strumenti classici come radici da cui germoglierà l’hip hop più originale degli anni 90. Il ritorno alle origini da cui trarre nuova linfa vitale. Una lezione che guarda al passato e al presente, declinato al sound caratteristico dei Beastie Boys. La giusta quadra raggiunta attraverso continue sessioni di registrazione che trovano spazio nella tracklist finale. Sabrosa, Bobo On The Corner o Futterman’s Rule, spesso messe in secondo piano rispetto ai singoli trainanti, sono il vero fulcro di Ill Communication. Intermezzi strumentali che superano per quantità e qualità i veri propri brani e singoli del lotto. Continue sperimentazioni che trovano giustificazione nel corpus strutturato del disco. La dimostrazione senza filtri del processo creativo. Nudo e crudo. Come poter ammirare la costruzione di un grattacielo in timelapse. Gli stessi che fanno da cornice alla New York cosmopolita che converge nei molteplici registri di Ill Communication. Lo Skyline dei Beastie Boys si può ammirare del tutto da queste alture. Questo disco nasce innanzitutto con l’intento di rappresentare il manifesto dei Beasties. Far convergere ogni ispirazione più o meno chiara dentro un solo grande disco. Dalle impellenti suggestioni per la spiritualità Buddhista, passando per il funk e soul degli anni 70, fino a scontrarsi con le proprie origini nell’ambiente punk e hardcore degli ’80. Ed è probabilmente quella sana dose di menefreghismo punk scacciare ogni timore dalle menti di Adam Horovitz, Michael Diamond e Adam Yauch.

I veri Beastie Boys sono dunque candidamente racchiusi tra i solchi di Ill Communication. Campionature e contrabbassi. Chitarre abrasive e flow complementare. Tracciano una linea irregolare per collegare ogni frammento. Prendiamo Root Down come esemplare da vivisezionare. Il celebre sample preso in prestito da Root Down (per l’appunto) dell’organista jazz Jimmy Smith è la prova lampante di una ricerca che parte da lontano. Con l’apporto di Mario Caldato Jr. e Dj Hurricane, i tre Beasties sono liberi di celebrare le proprie radici come solo sanno fare: attraverso il botta e risposta perfettamente incastrato nel loro triangolo inviolabile del flow. Sempre incisivo, mai troppo ridondante e mosso da attitudine vera e sincera. A tal punto da non aver cercato tentativi di replica dopo la morte di Adam Yauch nel maggio del 2012. Tre vertici posizionati alla stessa distanza. Equilateri che avrebbero cambiato la propria ragion d’essere se modificati di lunghezza e angolatura. Ecco, l’attitudine. Probabilmente il pregio e lascito più grande dei Beastie Boys al mondo hip hop e non solo. Finendo campionati a loro volta in apertura di Funky Shit dei Prodigy. Emisferi all’apparenza lontanissimi eppure raggiunti nel terreno comune del groove. Dalle parti di Napoli la chiamano cazzimma, intesa nel senso positivo del termine. Quella cosa che possiedi solamente tu e nessun altro. Certo, per chiudere la partita potremmo chiamarlo semplicemente stile, ma per i Beastie Boys il discorso va ben oltre le definizioni. Vano è ogni tentativo di ingabbiare in terminologie la loro portata. Ancor più arduo è cercare di sezionare ogni singolo pezzo del lotto, strettamente legati l’un l’altro per formare il quadro completo del Beastie Boys pensiero. La loro visione trasversale trova in Ill Communication la sua incontrovertibile manifestazione. Una sfacciata e naturale dimostrazione di stile. In linea definitiva, di cosa parliamo davvero quando usiamo il termine Crossover.

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