La scena rap italiana ricorda Prodigy dei Mobb Deep

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Prodigy

La scomparsa del rapper Prodigy, metà del rispettatissimo duo artistico Mobb Deep, ha lasciato il segno nella scena, con moltissimi esponenti che, nei giorni seguenti alla sua dipartita, si sono prodotti in tributi alla sua memoria. Prodigy, all’anagrafe Albert Johnson, ha a lungo sofferto di anemia falciforme, una lotta per la salute che ha accompagnato il rapper per quasi tutta la sua vita, così come spietatamente raccontato in You Can Never Feel My Pain, forse il suo brano simbolo. Si tratta di un artista che finiva regolarmente nelle classifica di preferenza degli altri rapper, vuoi per il timbro particolarissimo della voce, o per una lucidissima abilità nel raccontare immagini forti: il Queensbridge ha perso uno dei dei suoi più eclettici e talentuosi testimoni. In Italia la situazione non cambia: i Mobb Deep hanno fatto scuola a molti e così anche tanti artisti della penisola hanno voluto ricordarlo. Buona lettura.

Brain

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Avevamo tutti le stesse musicassette, magari le canzoni all’interno erano sistemate in ordine diverso, ma quelle erano, in ballotta appena partiva una strofa di Prodigy il tempo si fermava, oggi il tempo si ferma con lui ma, come allora, le rime suonavano e ci spiegavano per l’ennesima volta l’immortalità che può avere l’hip hop. Anche se per noi il tempo si era già fermato da un po’.

Kento

Da piccolo ero un grande ascoltatore di Tupac… in effetti lo sono ancora. Mi ricordo che, quando sentii per la prima volta Hit ‘Em Up – uno dei più famosi dissing della storia del rap, in cui zio ‘Pac attacca senza esclusione di colpi i rivali della East Coast – mi colpì questo riferimento ai Mobb Deep, che diceva più o meno: “Uno di voi non ha l’anemia falciforme? E allora state attenti a prendervela con me, vi potrebbe venire un infarto…”. Negli anni successivi, scoprii che purtroppo questa malattia è molto diffusa nella comunità afroamericana e che in effetti ne soffriva anche Prodigy, il gangsta-supereroe del Queens. Mi ricordo che, con questa consapevolezza, fui colpito come un pugno allo stomaco da You Can Never Feel My Pain, la traccia in cui P, sul suo primo disco solista, parla in maniera molto esplicita e amara del dolore fisico e spirituale con cui deve convivere dalla nascita, dell’assuefazione ai farmaci, degli ospedali, degli psichiatri. Il ricordo di Prodigy che porto con me oggi non è quello – storico, imprescindibile, evidente – di Shook Ones, ma quello privato, personale e forse perfino più autentico di chi racconta la propria sofferenza: “And through the years that pain became my friend; sedated with morphine as a little kid, I built a tolerance for drugs, addicted to the medicine. Now hospital emergency treat me like a fiend. I rather die sometimes, I wish a nigga O.D.

Mastafive

Prodigy è sempre stato il più diretto e verace del duo del Queens, in quel quartiere c’è molto dell’atteggiamento che ho conosciuto e riscontrato per i palazzoni di Nichelino. Il parallelismo, con il passare del tempo, mi è sempre venuto più automatico. Si è sempre schierato nella difesa della sua città e del suo quartiere, dal beef con Tupac e Snoop che prendevano a calci i palazzi del Queens in un video, fino ad arrivare a polemizzare con i gruppi di Atlanta per il dirty south che, prima del crunk e del trap sound, impazzava ovunque in America. Forse per la sua malattia aveva sempre quello sguardo di chi ne ha viste così tante da non vivere di speranze ma di lotta giornaliera nella giungla urbana. Non si entusiasmava facilmente. Quando ci presentammo e scambiammo due parole capii subito che era un uomo di “musica,” uno che è stato cresciuto dall’ hip hop in cui lo spirito di appartenenza è sempre stato forte. Alchemist mi raccontò di come questi ragazzi, nonostante fossero diventati uno dei gruppi di punta e più influenti del periodo, rimanevano persone che non facevano differenza da un project studio in appartamento o l’Hit Factory. Il loro approccio era Mobb Deep… non saprei che altra definizione dare. A me mancherà campionare le sue frasi sempre dirette ed efficaci, mancherà la possibilità di rifarci due parole in tranquillità e capire quanto siamo cresciuti assieme con un oceano di mezzo. Rest in power.

Don Diegoh

La mia generazione è cresciuta con The Infamous, Hell on Earth e Murda Muzik, prima di fare freestyle per anni su Keep It Thoro. La mia generazione si è riscoperta giovane ascoltando Albert Einstein in combo con Alchemist. Ha fatto il tifo per i Mobb Deep, quando le spietate logiche del business (e quel beef con Jigga) potevano implicarne un declino prematuro, perché è legata a un rap vero, nudo, crudo, sporco e diretto come quello di King P. Non c’è un dj che in un set non suoni una sua strofa e non c’è una sua strofa che non ti lasci l’idea di cosa voglia dire cadere e rialzarsi cento volte. Proprio come ha fatto lui. A vederli da un altro continente, gli Mc come lui ci sembrano supereroi che non vediamo l’ora di beccare sul palco. E lui era un supereroe che, come tutti gli altri, aveva un maledetto punto debole.

Kenzie

Pochi Mc completi come lui, un pilastro, un punto di riferimento che se ne va e con lui se ne vanno anche i Mobb Deep. Purtroppo c’è poco da dire ma, per fortuna, tanto da ascoltare, The Infamous e Hell on Earth sono state e rimarranno colonne sonore per ogni appassionato.

Paura

Uno dei più stilosi, in assoluto, della golden age. La cosa pazzesca è che, quando è uscito The Infamous, il loro disco più importante, prodotto da Q-Tip, io stavo proprio nel pieno dell’entusiasmo per questa roba. Quel disco è stato un vero e proprio switch: quando è uscito ha cambiato le regole del gioco, si rifacevano tutti a quelle atmosfere ed a quel suono che quel disco ha portato. Merito dei due Mobb Deep, ma anche di Q-Tip che era alle spalle, sia come produttore esecutivo, se non erro, sia come beatmaker ed ottimizzatore di tutte le tracce, che erano prodotte da Havoc ma c’era il suo zampino quasi in tutto. Quelli erano anni fantastici, nei quali vivevo di pane e rap, e quel disco mi ha davvero cambiato il modo di vedere la faccenda.

Warez

Non potevi far parte di questo mondo se non conoscevi a memoria la strofa di Prodigy in Shook Ones pt. II, ecco siamo cresciuti così..col mito dell’East Coast e della rappata newyorkese. Penso che The Infamous, insieme ad altri album, sia per chi fa questo lavoro come la bibbia per i Cristiani. Ci lascia un pezzo di storia dell’hip hop ma rimane un segno indelebile che ha influenzato (e spero continuerà a fare) intere generazioni di rapper.

Bonnot (Assalti Frontali/AP2P)

Ricordo con particolare affetto Prodigy, perchè dopo M1 dei Dead Prez è stato il primo artista oltreoceano a chiedermi beat e strumentali, a supportarmi e ad incoraggiarmi, riempiendomi di felicità e orgoglio. Per me fu un sogno ad occhi aperti. Quando incominciai ad ascoltare hip hop da ragazzino, i Mobb Deep furono amore al primo ascolto ed imparai a creare i miei primi beat ispirandomi ai loro brani. Ricordo innumerevoli viaggi in furgone, al mio primo tour con Assalti, consumavamo tutti i loro dischi. Ogni strofa di Prodigy lasciava il segno, il suo stile nel rap e la sua poesia di strada hanno fatto scuola. Dopo circa 10 anni ho avuto l’occasione di lavorare con lui sulla traccia Number One With A Bullet con M1 e Divine RBG… adorava l’attitudine street e conscious della song. Prodigy si innamorò di quel beat e ho sempre impresso nella mia mente il suo volto mentre, seduti a bere in un pub nella sua amata New York, mi sorrideva e mi canticchiava la melodia del brano, ripetendomi che lo ascoltava centinaia di volte in rotazione dal suo laptop. Quelle parole sono soddisfazioni che ti riempono il cuore e che non ti dimentichi facilmente. E fu così che in diverse occasioni mi chiese altre strumentali, per i suoi album da solista. Non dimenticherò mai tutto quell’entusiasmo, il suo nei confronti della mia musica ed il mio per la felicità di collaborare con una vera leggenda come lui, non riuscivo nemmeno a crederci. Abbiamo perso un fratello ed un talento enorme.

Blo/b

È tutto molto semplice. Prodigy è IL RAP. La perfetta combinazione tra tecnica e personalità. Una voce che riconosci alla prima sillaba. Penso che sia l’MC con più classici in carriera tra lavori solisti e con i Mobb Deep. I miei dischi preferiti, tra i tanti, sono Product of the 80s e Return of the Mac, in coppia con Alchemist. La storia. Il primo in assoluto a non chiudere le rime. Ma come non le chiudeva lui non le chiuderà mai più nessuno. Peace God.

IceOne

La prima volta che ascoltai qualcosa di Prodigy fu quando mi capitò tra le mani il singolo di Peer Pressure (Mobb Deep), prodotto da Dj Premier.. dopodichè acquistai anche l’album Juvenile Hell perchè c’erano alcune tracce veramente notevoli ed un remix di Peer Pressure di Large Professor che fa i buchi sui muri ancora oggi. Prodigy mi fece una gran bella impressione da subito: gli artisti “luminosi” non mi piacciono mai, lui invece aveva quella parte di oscurità… giusta, che predominava nel suo flow e nelle sue rime, che lo ha fatto diventare uno dei miei mc preferiti. La sua carriera è stata molto importante, perché anche lui, come pochi, ha sempre saputo mantenere un equilibrio tra sound underground passando, in alcuni episodi, anche per la musica da club. Una maturità artistica dimostrata da subito per un artista che anche quando ha tentato un percorso solista, lo ha fatto non come ripiego, ma come rinascita. Della sua malattia si sapeva già da tempo, questa cosa definisce, senza bisogno di aggiungere altro, il suo valore… uno degli mc che aveva la musica nella sua voce, e la cui voce aveva effetto, in una scena che per mettere troppo effetto sulla voce si sta perdendo in se stessa.

DJ Fuzzten

Quando ho appreso della morte di Prodigy, la prima cosa che ho pensato è stata “They come around but the never came close to – th th they come around but the never came close to!” Quella voce l’ avrò scratchata due milioni di volte. Sarà anche scontato dirlo, ma brani come Shook Ones Pt II o Keep It Thoro, sono delle gemme senza tempo che rimarranno nella storia della musica perché senza di esse, l’hip hop golden age non avrebbe il suono che ha. E poi quando passi Shook Ones Pt II in versione reggae e parte il campione di Marley si fomentano tutti e questo è semplicemente impagabile.

Medda (Microspasmi)

A metà degli anni ’90 giravano i tape, le cassettine, e in una di queste, regalatami dal buon Tave, c’era la mitica Shook Ones Pt 2, ascoltavo solo quella, il tasto del rewind era consumato!!! Già il beat è qualcosa di incredibile (pensate ai tempi) ma quando sentii entrare questo rapper, che io non avevo mai sentito, il suono della sua voce mi rapì immediatamente, credo che se mi avessero tirato una cartella in faccia in quel momento non me ne sarei accorto! Il suono della sua voce, il flow, la metrica, chiamatelo come volete, mi fece sentire per la prima volta in vita mia la musica nelle viscere..ecco si! Ho sentito il suono delle viscere del rap!!! Prodigy e i Mobb Deep mi hanno cambiato!

Bassi Maestro

Nel ’94 mi capitò in mano un doppio vinile promo della Loud, con dei gruppi ancora sconosciuti al tempo. Su uno c’era la versione originale di Shook Ones, nel secondo Shook Ones Pt.2, che non era ancora uscita ufficialmente come singolo. Capii che quel brano aveva qualcosa di speciale, cominciai a portarlo alle feste e farlo ascoltare a tutti, lo portavo a casa degli amici e dicevo a gente come Kaos e Gruff “dovete ascoltare questo gruppo che ho scoperto per caso perchè è incredibile” e ci avevo visto giusto, perchè nel giro di pochi mesi si affermò come classico dell’ hip hop newyorkese facendo emergere i Mobb Deep e mettendoli sullo stesso piano di gente come Nas e Wu Tang Clan. Ho imparato solo tre testi in inglese nella mia vita, due dei Public Enemy, e il terzo dei Mobb Deep. Da allora il loro sound è stato per quindici anni una delle mie fonti d’ispirazione maggiore. Le liriche dense e piene di dramma, i beat cupi ma musicali, dei loop senza variazione che parlavano una lingua speciale. Ho scritto e interpretato il mio più grande classico, Foto di Gruppo, cercando negli anni di imitare la delivery e le metriche di questi due rapper del Queens. Prodigy soprattutto, con classici come Keep It Thoro e la capacità di essere mainstream senza mai compromettersi, è riuscito a comunicare l’essenza del vero hip hop a quelli della mia generazione e anche a quella successiva. Assieme a Guru e Big L, è uno dei rapper a cui devo di più, che come questa brutta tradizione vuole, ci ha lasciato troppo presto.

Ghemon

Ho sempre pensato che un obbiettivo che un Mc dovrebbe porsi è di essere come Prodigy, che per me è la “voce più scratchata” da qualsiasi dj hip hop. Non è un caso: a parte il suono, che era tanto morbido quanto sporco, ma ogni sua linea era dritta in faccia, spontanea, può stare all’interno di una 16, come può esser presa da sola singolarmente ed essere come un cazzotto.

Kiave

Appena ho ricevuto la notizia mi è balenato in testa un solo ricordo, che risale a quasi 20 anni fa! Uno dei miei primi dischi su vinile è stato proprio Hell on Earth, e logicamente l’avevo trasposto su cassettina per ascoltarlo in giro col walkman. Una mattina ero di fronte la sala giochi dove andavamo sempre quando non entravamo a scuola, ed ero seduto su dei gradini per cazzi miei, con lo sguardo di odio verso il mondo che impediva ai miei amici di avvicinarsi. Ascoltavo Give It Up Fast in loop e una tecnica di Prodigy evoluta in due barre fu la prima cosa che copiai in vita mia, cercai le parole che suonavano simili in italiano, e mandavo indietro la cassetta per sovrapporle, e stavano bene, da li capii che quello era un buon metodo per sviluppare un flow mio partendo dai grandi maestri. In quel momento mi sentivo felice, ma nessuno poteva capire quello che stava succedendo dentro di me. Il suono dei Mobb Deep è stato sempre un riferimento per me e per la mia musica, in questi casi c’è solo da ringraziare.

Mistaman

Non è facile spiegare cosa abbiano rappresentato Prodigy e i Mobb Deep a livello di suono e di attitudine per un’intera generazione. I loro primi album hanno saputo trasmettere l’atmosfera violenta e il bisogno di rivalsa che vivevano con una credibilità senza precedenti, la potenza dell’ hip hop è anche quella di farci sentire connessi con esistenze così lontane dalla nostra. Alcune loro tracce sono diventate dei veri e propri inni e le loro rime sono tra le più citate in assoluto, ce ne sono parecchie anche negli scratch delle mie canzoni. La sua voce e il suo flow sono un punto di riferimento per chi ha iniziato nei ’90 ma Prodigy ha continuato ad alzare il livello anche nei progetti solisti, epico sulle produzioni di Alchemist. La sua attitudine street è rimasta la stessa negli anni, rimanendo hardcore mentre tutto attorno diventava pop e anche questo dovrebbe essere di grande ispirazione per tutti.

Negrè

Ricordo che feci sega a scuola e da Viterbo andai a Roma da Goody Music per comprare dischi. Notai una maglia appesa con scritto Mobb Deep The Infamous. Fu il primo merchandising che comprai. Ne andavo fiero. I Mobb Deep hanno fatto parte della mia crescita. Copiavo le loro metriche per allenarmi. Impro e io avevamo il singolo in vinile con la strumentale di Shook Ones che usavamo per i nostri live, era un beat potentissimo negli anni ’90, un cult. Inutile dire che Prodigy portò uno stile nuovo, tecnico e innovativo per l’epoca. Uno di quelli che ha messo d’accordo tutti, uno di quelli che non puoi toccare. Un altro di quelli che non volevamo perdere. (R.i.p.)

Leva57

Ogni volta che la metro F entra nella stazione e leggo il nome della fermata 21 St – Queensbridge per me è quasi automatico sorridere e iniziare a canticchiare sottovoce i celebri versi “I got you stuck off the realness. We be The Infamous, you heard of us… official Queensbridge murderers!”. Il Queens, New York, Havoc e Prodigy, i Mobb Deep. È anche grazie a quanto i loro dischi hanno influenzato la mia vita che mi trovo qua a New York, come ogni estate. Dalle teste hip hop del Toca Tuesday di Tony Touch allo Yankee Stadium, tutti in questi giorni stanno ricordando, nonostante siano passati più di 20 anni dal famoso singolo Shook Ones Pt 2, quanto le rime di Prodigy aka The Most Infamous abbiano rappresentato i momenti cupi e grezzi attraversati da ognuno di noi e allo stesso tempo un insegnamento su come trarre il meglio dal peggio, da ciò la strada ti regala senza farci mai dimenticare il rispetto per le proprie origini. Rest in Power Don P, that Mother called Street and we all will miss you!

Yared

Prodigy ed i Mobb Deep, per noi in PL, significano tanto come Biggie , 2Pac, Dre, Nas, i Gang Starr e tanti altri che hanno fatto la storia dell’hip hop dai ’90 in poi, l’ Era d’Oro. I primi a farceli sentire furono Dj Premier e Guru (Gangstarr) durante il loro secondo tour in italia: nel backstage ci fecero sentire tanti artisti hip hop non ancora usciti, tra cui i Mobb Deep, in opere prodotte e mixate da Premier per il loro album di debutto e così iniziammo a seguirli dall’ uscita del loro Lp Juvenile Hell. Per noi in PL, il loro stile è sapienza da Wise Guys, attitudine del QueensBridge degli Original Gangster di New York che li hanno preceduti, pieno di nozioni filosofiche e di versi sulla malavita. I Mobb Deep, in particolare Prodigy, iniziano i versi sui rapporti occulti delle corporazioni nella scena, ed in tutti i testi e nel loro album la protagonista è la Morte, la “Musica della Morte” farcita da antica saggezza del Queens e di NY, uno stile che si sta perdendono e noi in PL, sin dagli inizi dei Mobb Deep, ne siamo stati affascinati e ci siamo rivisti in tutto questo, ispirati dai versi e dai ritmi che hanno creato in noi un movimento motorio, spirituale e filosofico. PL e la scena mondiale devono tanto a Prodigy. Prodigy, Attivo in Pace per una nuova Rinascita.

Moder

Ricordo la prima volta che ascoltai Hell on Earth (il pezzo). Era su un video di skate che si chiamava 411. Ricordo come fosse oggi il beat ipnotico e la voce di Prodigy. Mi procurai il disco, forse il primo disco di rap americano che presi.

Weirdo

Quando mi è giunta la notizia della tragica scomparsa di Prodigy ero incredulo, speravo davvero che si trattasse di un hoax, una di quelle notizie false date in pasto alla rete. Poi diversi siti hanno confermato la notizia, e ancora non potevo crederci. Prodigy morto a 42 anni… 42, cazzo. Sono cresciuto con la musica di quest’uomo, con la musica dei Mobb Deep. Ricordo che li scoprì da ragazzino tramite un atlante musicale incentrato sull’hip hop, che conteneva biografie e recensioni di moltissimi gruppi/album che avevano fatto la storia del genere. Ovviamente non poteva non figurare The Infamous, segnalato come un disco imperdibile. Lo andai a comprare immediatamente, a scatola chiusa (all’epoca non c’era internet). Dal primo ascolto fu amore, lo consumai. Il mood dei pezzi era qualcosa di fantastico, per me mai sentito prima. Sample ricercati, rime, flow, l’atmosfera, tutto perfetto. Un tipo di sound diametralmente opposto a quello west coast, con cui mi ero inizialmente avvicinato all’hip hop (scoperto con Tupac). Ad oggi posso dire che The Infamous, oltre a essere il mio disco preferito, mi ha cambiato la vita. Mi ha fatto capire che anche io volevo fare quella roba, e da producer mi ha influenzato e mi ha insegnato molto. Ha accompagnato la mia adolescenza, nei giorni migliori e in quelli peggiori. Ricordo che lo ascoltavo a scuola nel walkman di continuo, anche quando le pile stavano per morire, creando quell’effetto di rallentamento della cassetta in stile DJ Screw. Da allora Havoc e Prodigy sono diventati due dei miei eroi e aspettavo impaziente ogni loro uscita.

Willy Peyote

Ricordo quando, a circa vent’anni, consegnavo le pizze in macchina e ascoltavo ininterrottamente Hell on Earth per giorni, settimane, mesi. Per la mia formazione artistica il rap newyorkese dei primi novanta è stato fondamentale e tra tutti gli interpreti Prodigy ha avuto un ruolo secondo solo a Biggie, almeno tra quelle che potrei definire le mie influenze.

Mastino

Ricordo di aver visto il video di Quiet Storm (prima volta che vedevo i loro volti) ed aver pensato immediatamente “ma ‘sti qui hanno su per giù la mia età e stanno al quarto album, non capisco una mazza di quello che dicono ma nonostante il beat non sia un martello c’è una carica di TNT nel loro modo di farlo.” Da lì in poi ho riscoperto una miniera di scienza.

Jack The Smoker

Quando avevo circa quindici anni, Mace aveva comprato Hell On Earth mentre io ero in vacanza. Mio padre ancora non era in ferie, stava ancora a Pioltello e gli avevo chiesto se poteva passare da Mace a prendere la cassetta prima di raggiungerci in vacanza. Dunque mio padre la recupera e me la porta: aveva all’interno un foglio rosa su cui erano scritti tutti i titoli. L’ho ascoltato in un momento in cui stavo da solo, in montagna, e l’impatto emotivo che ha avuto quel disco su di me non l’ho più sentito con nessun altro disco. Per capire quanto sono legato a Prodigy, basti dire che con i miei amici abbiamo celebrato alcolicamente il giorno in cui è stato rilasciato dalla prigione o che ho avuto la fortuna di vedere dal vivo i Mobb Deep (che resta il gruppo che mi ha forgiato più di tutti e mi ha fatto amare il rap) l’anno scorso a Torino. È stata l’unica volta in dieci anni che durante il live mi sono lanciato tra il pubblico come un ragazzino.

Tormento

Ricordo bene quando ho sentito le prime rime dei Mobb Deep. In quel periodo ero patito per il suono proveniente dalla West Coast. Ma c’erano gruppi che superavano ogni barriera, riuscendo a creare veri e propri punti di non-ritorno per il genere hip hop. Prodigy e il suo socio Havoc avevano un’ attitudine che puzza di ghetto. E il ghetto parla lo stesso linguaggio in tutto il mondo, che sia la East Coast, la Jamaica o il Sud Africa. Prodigy era il ghetto. Il suo sguardo, la sua voce, il suo flow. Pochissimi gruppi nella storia della musica hanno portato il ghetto in classifica e i Mobb Deep sono tra questi. L’età giusta per raccontare senza filtri un’America spietata e Boom! Il cocktail è dinamite! La musica di Prodigy non impari a farla a scuola, quella credibilità e quella voce esce solo se è la strada a parlare. Oggi che il rap puzza meno di strada si sentirà ancora di più la mancanza di un rapper come Prodigy.

Soulcé

La prima volta che ho sentito il nome di Prodigy stavo ascoltando Sotto Effetto Stono, e Tormento celebrava lo stile di Fish paragonandolo a quello che era, allora, per me, un illustre sconosciuto. Quando poi mi sono appassionato a questa cosa del rap, e spostando i miei ascolti anche oltre i confini dell’Italia ho conosciuto i Mobb Deep, quell’illustre sconosciuto si è trasformato in uno dei Maestri per quello che riguarda il flow e le pause e l’attitudine e la credibility. Credo siano delle indiscutibili bombe anche le sue ultime cose da solista, tipo Stronger.

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