(In)Contro: Wild Iris & 100 Hearts

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WILDIRIS

(In)Contro: Addizioni. Sovrapposizioni. Manipolazioni. Ibridazioni. Alchimie. Mescolanze di “stili corrotti per formare collage creativi”. Benvenuti nell’era del mash-up pacifista. Benvenuti nella definizione di nuovi scenari. Da esplorare con le orecchie aperte.

di Letizia Bognanni e Daniela Liucci

 

ELECTRIC PRINCE Z-JOHN – WILD IRIS AND 100 HEARTS (Music from the motion picture THE GREAT WILD DAY OF ARMED ANGELS)

La canzone
You’re a shooting star, it’s in your blood”. Lorenzo James Rzeznik non è un artista costituzionalmente programmato per la creazione di tormentoni. E il suo alter-ego, l’arcinoto e iperattivo Electric Prince Z-John, non è un tipo da miracoli. Anni e anni nella sempre ignota scena glam-punk underground di Chicago, gli hanno insegnato a sperimentare, osare e – sfortunatamente – esagerare, senza sapere quando e dove mettere un punto. E, quando risale a galla, ad esplorare universi più o meno mainstream, l’incontinenza del suo genio diventa automaticamente dispersione di calore. Si apre con l’immagine di un essere umano destinato, senza via d’uscita, a essere una stella cadente Wild Iris & 100 Hearts, canzone che traina The Great Wild Day Of Armed Angels, sua ultima fatica dietro la macchina da presa, in un call’n’response tra sintetizzatori analogici di molti decenni addietro e un pianoforte che più classico non si può, seguendo tracce di presunto art-pop lanciato in direzioni poco usuali. “Iris la selvaggia”, infatti, appare come l’eroina sci-fi ma non troppo, che indossa un paio di pattini a rotelle per scivolare agevolmente nello spazio e trascinare verso un buco nero “cento cuori”, ossia le anime di tutte le icone culturali degli ultimi trent’anni, per vendicare l’umanità del vuoto cosmico che queste hanno generato. Intento meritevole, c’è da dargliene atto, se non fosse per la pessima esecuzione del piano. Che inesorabilmente sfocia in una prevedibile narrazione dei palpiti di un cuore che più che vendetta intona un pianto di (auto)commiserazione e nostalgia dolciastra per un amore finito, per cento amori finiti, invocando in modo neanche poco subliminale l’arrivo di uno nuovo. Da custodire e non lasciarsi scappare più (“You’re here, you’re dreaming, you’re bleeding, you’re alive, not my time to go”). Non c’è nessuna giustizia socio-culturale, nessuna rivoluzione delle menti. Tutto, in fondo, si riduce sempre al solito refrain minacciosamente funk e familiarmente pop-r’n’b: “I pray you are her with me ‘cause I’m not supposed to live without you”. Non c’è via di scampo. A finire nel suddetto buco nero sono solo i pattini orbitanti in assenza di gravità. Insieme alle nostre orecchie.

Il film
Che Lorenzo James Rzeznik sia uno che non ci sta tanto con la testa non è un segreto per nessuno. Con il suo settimo lungometraggio però ha superato se stesso. Oltre le frontiere della commistione di generi, del citazionismo, del kitsch più estremo. Forse è un capolavoro. Forse è più giù della serie Z. Forse necessita di più visioni per essere capito. Forse non c’è niente da capire. Non resta che (provare a) riassumere la trama, per (provare a) ricavare qualche risposta in questo più che surreale susseguirsi di storie intrecciate senza un filo logico, dirette in una varietà di stili a dir poco schizofrenica. La trama dunque, dicevamo: mentre un asteroide sta per impattare il nostro pianeta, l’eccentrico multimiliardario Wayne organizza una crociera per tentare di riconquistare la sua amata Iris. Sulla nave ci sono anche i pattinatori acrobatici Sonny e Danny, la cowgirl Daisy, i boss della malavita losangelina Said e Kira, il maggiordono di Wayne, Bond, e gli agenti segreti Diego e Adriano, che sono alla ricerca di Rose, una donna misteriosa che si dice essere una supereroina in grado di fermare il meteorite (solo che non vuole farlo perché sta provando da anni a suicidarsi, senza riuscirci per via dei suoi superpoteri). La nave salpa mentre la catastrofe planetaria è sempre più vicina. Iris non si lascia conquistare dalle tecniche di conquista messe in atto da Wayne. Superfeste e megaregali non la impressionano, perché lei ha una missione più alta: salvare il mondo, in qualità di… angelo. E può farlo solo con l’aiuto degli altri angeli che sono sulla nave: Bond il maggiordomo, Sonny e Danny, e Daisy. Mentre Said e Kira provano a rubare gli averi di Wayne, in particolare un ciondolo, la “stella dell’oceano”, che contiene la chiave del superbunker dove il magnate intende rifugiarsi ma solo se Iris lo seguirà, gli angeli formano una squadriglia per andare incontro al meteorite, che si scopre essere stato lanciato da dio in persona, irato con la moglie Rose, rea di averlo abbandonato nel regno dei cieli per vivere da comune mortale. Frattanto Rose, che intendeva porre fine alla sua vita per provare provare nuove emozioni in qualche girone infernale, incontra Wayne nelle segrete della nave, dove lei era nascosta e lui stava recuperando la stella dell’oceano, e se ne innamora, ricambiata. Il finale, inutile anche raccontarlo, è lieto: Rose grazie all’amore desiste dai suoi propositi suicidi e aiuta gli angeli a distruggere il meteorite. L’amore trionfa, anche nel regno dei cieli, dove Iris sostituisce Rose al fianco della permalosa divinità. Ora, se avete coraggio, andate a vederlo al cinema.

Playlist
Celine Dion – My Heart Will Go On da Titanic (1997)
Olivia Newton John & Electric Lihght Orchestra – Xanadu da Xanadu (1980)
Jay-Z – 100$ Bill da Il grande Gatsby (2013)
Will Smith – Wild Wild West da Wild Wild West (1999)
Aerosmith – I Don’t Want To Miss A Thingg da Armageddon-Giudizio finale (1998)
Goo Goo Dolls – Iris da La città degli angeli (1998)
Madonna – Die Another Day da La morte può attendere (2002)
Prince – Batdance da Batman (1989)
Jovanotti – Baciami ancora da Baciami ancora (2010)
Negramaro feat. Dolores O’Riordan – Senza fiato da Cemento armato (2007)

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