Editoriale 290: Ragazzi, se la realtà fosse così

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via crystalkiss.com)

di Rossano Lo Mele

Avete presente quella scena di quel vecchio film di Woody Allen? Io e Annie. Lui e Diane Keaton in coda al cinema. Tormentati da un tizio dietro di loro che blatera sull’opera omnia di Fellini e poi ciancica qualcosa su Beckett sino a spingersi a sbertucciare uno dei padri della massmediologia, Marshall McLuhan. A quel punto Allen si mette a discutere col tizio, sguardo in macchina, gli fa: tu non sai nulla di McLuhan, e tira fuori da dietro un pannello proprio McLuhan in carne e ossa. Il quale ridicolizza l’interlocutore di Allen dicendogli: lei non sa niente del mio lavoro. Alla fine della scena Woody Allen guarda in camera e dice: “Ragazzi, se la realtà fosse così”.

Mi è venuta in mente questa scena proprio per una faccenda legata al cinema. La celeberrima vicenda – meglio dire subito: non notizia – legata ai Subsonica ed Ennio Morricone di cui tanto si è parlato (a sproposito) e scritto (altrettanto a sproposito) sul web intorno alla metà del mese passato. La vicenda la conoscerete ormai. I Subsonica (tramite il chitarrista e fondatore Max Casacci) scrivono un post sul loro account ufficiale Facebook segnalando la vicinanza degli accordi iniziali tra la prima minuscola porzione della colonna sonora di Hateful Eight (firmata da Morricone) e la loro Tutti i miei sbagli. Premetto: conosco Max Casacci di persona, da anni. Ritengo di avere buoni motivi per stimarlo come professionista ed essere umano. Ma cercherò di essere imparziale, proprio perché la partenza è parziale. Ho riletto quel post qualcosa come 723 volte e non capisco proprio come si sia potuto scatenare questo pandemonio. Era una battuta, la segnalazione di una felice coincidenza (questi il sostantivo + aggettivo scelti). Da quel momento è scattato l’inferno: commenti offensivi per non dire gratuiti, crocifissione della band nella sala mense del mondo social, ironia (e questa ci sta, ci mancherebbe), fino al peggio del peggio: articoli a tema che sostenevano tesi su ciò che mai e ripeto mai era accaduto. Ossia, Max e i Subsonica non hanno mai scritto che Morricone li aveva derubati. Il “rumore” di fondo social è arrivato alle orecchie del Maestro (e come biasimarlo?) e dei suoi legali. Che dapprima hanno minacciato azioni legali e poi, per parola di Morricone stesso, hanno lasciato che il non accaduto smettesse di accadere da solo.

Si dirà, ciò che è accaduto è del tutto normale, nel mondo della comunicazione di oggi. Io penso al contrario che il fatto che sia accaduto non debba significare per forza che sia giusto o accettabile. Il Marshall McLuhan della situazione si chiama Claudio Todesco: un bravissimo collega che per una ventina di anni ha co-pilotato il mensile “Jam”. Da segugio ha ricostruito sul sito monomusicmag.com l’intera vicenda. Conclusione, come da titolo: “La disputa Subsonica vs Morricone non è una notizia”. Perché questa necessità di chiarimento? Todesco fa riferimento a un sito d’informazione (“Huffington Post” Italia) che ha deciso di lavorare di fantasia intitolando un pezzo così: “Subsonica su Facebook: Ennio Morricone ha copiato da noi per la colonna sonora di The Hateful Eight”. Perché un giornale fa un titolo così? Per prendere qualche clic e alimentare una polemica inesistente: l’albero che casca produce sempre più frastuono della foresta che ricresce. Tutti parlano di McLuhan senza averlo letto, se mi passate il parallelo.

Perso tra commenti sulla vicenda, articoli posticci sulla medesima, condivisioni, batti e ribatti mi sono imbattuto in un bel pezzo scritto da Will Hutton (giornalista inglese, ex direttore dell’”Observer”) e pubblicato da “Internazionale”. Scrive: “L’istantaneità è il nuovo dio: istantaneità di presenza, comunicazione e risposta. Da un lato è una cosa fantastica, ma dall’altro è preoccupante. Quale profondità di pensiero può esserci dietro delle risposte così veloci? Non si può fare altro che riproporre opinioni preesistenti e affidarsi a reazioni istintive. Non c’è tempo per veri confronti, dibattiti e argomentazioni”. Scrive Hutton che avremmo bisogno di social network più lenti. Aggiungo: anche di giornali (online soprattutto) assai più flemmatici e mediativi. Sennò si combinano pasticci editoriali come quelli citati sopra.

Il problema rimane però il solito: la nostra comunità (musicale) è relativamente piccola. I social media hanno accelerato tutto, compreso il contatto immediato. Il pubblico spesso confonde il contatto con l’artista col dominio sul medesimo. E quindi (specie tu, maschio italico tra i 20 e i 55 anni e pensa a quanto è agghiacciante la tua prossimità col profilo degli ultras del calcio…) tempo zero si passa al punto di vista istantaneo, all’insulto, alla mancanza di ragionamento. Al farsi giustizia mediatica da soli (perché i Subsonica, in questo caso, sono ricchi e famosi e già questo basta a lapidarli, anzi, è la ragione di partenza). I media – sgonfi di polemiche – riprendono il tutto e ci fanno su una bella storia (inventata). Ma mica è una novità: ieri c’era la televisivizzazione dell’informazione, oggi l’internettizzazione (o la social “mediazione”, meglio). Chi ci guadagna? I media approssimativi che fanno quattrini con banner e sponsorizzazioni basate su accessi, utenti e clic. Chi ci perde? Tutti: i Subsonica, il Maestro, e noi, proprio noi, che svendiamo la nostra intelligenza per un commento: davvero intrattenibile? Dubito. E quanto tempo libero c’è nelle nostre giornate, poi? Che sono fatte di milioni d’istanti e opinioni da comprimere… 

Quanto a Max, ti dirò una cosa sola qui. Una cosa che mi hai insegnato proprio tu: quando ti attaccano, sappi che fa parte del gioco. Non è mai con te che ce l’hanno davvero, ma solo con ciò che rappresenti. Respira tranquillo. Tanto prima o poi Marshall McLuhan spunta fuori, da dietro un pannello. Ragazzi, se la realtà fosse così.

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