Lo scrittore e professore di sociologia ameriano Matthew Smith-Lahrman è un grandissimo fan dei Meat Puppets, a tal punto che ci ha scritto un libro. Si intitola (tiriamo un respiro profondo) The Meat Puppets and the Lyrics of Curt Kirkwood from Meat Puppets II to No Joke ed è stato pubblicato nel 2014. Recentemente, Smith-Lahrman ha iniziato a postare sul suo blog una serie di interviste con i membri della band, condotte come ricerca per la stesura del libro.
Una di queste, ha notato Dangerous Minds, è particolarmente interessante in quanto descrive minuziosamente gli stati di alterazione che la band si era auto-imposta nel processo di scrittura e registrazione di ognuno dei loro primi cinque album. A parlare è Curt Kirkwood, cantante/chitarrista della band. Vi abbiamo tradotto qua sotto il passaggio in questione.
Per il primo album ci dicemmo, “Facciamolo interamente sotto acidi.” Pensavamo fosse quello che facevano i nostri eroi. Avevo sempre pensato, “Wow, i Grateful Dead e Jimi erano in trip,” e così facemmo anche noi in studio. Meat Puppets I suona in quel modo perché eravamo davvero sotto psichedelici. Per Meat Puppets II ci facemmo di MD: molta MD. E molto buona. Ci siamo divertiti per quattro o cinque giorni e abbiamo registrato l’album, ma alla fine della cosa nessuno avrebbe avuto mai voglia di rifare qualcosa di simile. Tipo, “Il disco dipende da tutto questo.” Bé, è proprio così. Up on the Sun è stato un album da erba e birra. “Per questo, fumeremo erba e berremo birra”. Poi, scriveremo Mirage e Huevos e tireremo di coca.
Non c’è che dire, un bel mix. Sempre Dangerous Minds segnala un aneddoto ritrovato nella ristampa di Reeper Rykodisc, all’interno delle liner notes curate da Gregg Turkington, che descrive bene l’atmosfera durante le registrazioni dell’LP. Lo trovate qua sotto, tradotto.
Una volta, Curt mi raccontò di quella volta che passò la notte nel deserto dell’Arizona totalmente fatto di allucinogeni. Mentre stava vagando per un pezzo di deserto completamente vuoto e lontano da qualsiasi città, si trovò di fronte quello che sembrava essere un bellissimo tappeto persiano disteso sulla sabbia. Fatto com’era, non riuscì a non stendercisi sopra in un tentativo di entrare in comunanza con i suoi motivi a cascata e i suoi splendidi colori. Dopo un po’, si avvolse in questo bellissimo tappeto e si addormentò quasi senza accorgersene. Svegliatosi in mezzo al calore del mattino del deserto, si riprese immediatamente appena si rese conto che il tappeto era, in realtà, un coyote estremamente morto, coperto di larve e con una puzza che sembrava provenire dalle viscere dell’inferno causata dai giorni passati a marcire sotto il sole. L’influenza di incidenti come questo (e ce ne sono altri!) fu uno degli elementi fondamentali nel dare ai Meat Puppets quel loro peculiare, particolare qualcosa in più.
Forse avremmo dovuto dirvi prima che se vi fanno impressione le carcasse di animali potevate saltare l’aneddoto. Ma in fondo ne valeva la pena leggerlo, no? Provate ad ascoltare adesso gli album dei Meat Puppets pensando alle droghe di cui erano fatti mentre li registravano, e vedete che effetto fa. Vi abbiamo messo qua sotto cinque brani, uno da ognuno dei suddetti LP.
Reward (da Meat Puppets, acidi):
Lake of Fire (da Meat Puppets II, MD):
Swimming Ground (da Up on the Sun, marijuana e birra):
I Am a Machine (da Mirage, cocaina):
I Can’t Be Counted On (da Huevos, cocaina):