(In)Contro: Destiny’s Rolling Peas

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(In)Contro: Addizioni. Sovrapposizioni. Manipolazioni. Ibridazioni. Alchimie. Mescolanze di “stili corrotti per formare collage creativi”. Benvenuti nell’era del mash-up pacifista. Benvenuti nella definizione di nuovi scenari. Da esplorare con le orecchie aperte.

di Letizia Bognanni e Daniela Liucci

 

DESTINY’S ROLLING PEAS

Un pomeriggio di agosto del 2013, Pete Channing, batterista inglese noto ai più per essere scaricato dalla band regina del pop sixties alla vigilia del successo mondiale, è seduto su un divanetto dell’area relax di un noto festival europeo. Sul palco principale, le next big thing del rock reclamano attenzione prima che la danza convulsa dei trend le riduca come abiti da scartare al cambio di stagione. Pete sembra ignorarle e smette di fissare lo smartphone solo quando una vecchia conoscenza, Glen Luckett, icona beffata dal punk, va a salutarlo. Al secondo Martini li raggiunge Kim Evans, moglie americana di Luckett, anima soul di una band hip-hop, lasciata a terra poco prima di un viaggio trionfale. Al quinto Martini e all’ennesima (dis)avventura rievocata, Kim fa la classica battuta da sarcastica auto-commiserazione alcolica: dovremmo formare una band! Diradatasi la nebbia da alterazione, i tre non formano nulla, si tengono semplicemente in contatto via Whatsapp. Condividono ricordi, idee, parlano di giardini, figli, amanti, persino del tempo. Nel giro di un anno la conversazione arriva a includere addirittura dieci partecipanti. Si aggiungono Stephen Clarke, Dick Hill, Tony Duffy, LaTavia Chapman, Vince Roberson, LeToya Matlock, Chad Stefani. Tutti con destini simili. Tutti in passato amici (o parenti) che aiutano altri amici (o parenti) a mettere su una band. Tutti conoscenti di conoscenti in grado di suonare uno strumento che fanno gruppo. Tutti, presto, note stonate in visioni artistiche altrui. Il senso di comunità diventa sfida. Clarke, tastierista-pioniere della new wave e fondatore di una band longeva che ha ottenuto gloria senza di lui, invita tutti per un weekend nella sua casa dell’Essex. Al momento dei saluti dieci singole entità artistiche hanno un nome comune. E un sound embrionale che mescola rock, punk e r’n’b. Può una super-band di “rinnegati” nascere da una chat di gruppo su Whatsapp? Nel caso degli anglo-americani Destiny’s Rolling Peas la risposta è sì, basta non chiamarla “rivincita dei nerd”.

NEVER MIND THE BROKEN KINGDOM (Rough Records, 2015)

Che cos’è la vita se non una più o meno lunga fila di sliding doors, una più o meno lunga e travagliata sequenza di porte aperte, chiuse, ingressi frettolosi, uscite avventate, cacciate inique, momenti in cui ti trovi sul treno giusto al momento giusto e attimi in cui vedi decollarti davanti l’aereo del destino? Ma la vita è anche un’altra cosa: un, di nuovo più o meno lungo e turbolento, viaggio lungo il quale incontriamo persone, le abbandoniamo, per un po’ camminiamo soli, poi corriamo in coppia, ci fermiamo insieme a un gruppo, ci innamoriamo, litighiamo, facciamo amicizia, dimentichiamo, rimpiangiamo… come tutti noialtri comuni mortali, Tony, Glen, Stephen, Kim e gli altri hanno aperto e chiuso porte e relazioni. E a un certo punto si sono ritrovati sullo stesso vagone, a raccontarsi storie di vita, musica e sliding doors, per poi decidere di raccontarle, tutti insieme, a tutto il mondo: storie di incontri e scontri, di salti giù dal treno e salite al volo su carrozze in corsa su binari paralleli, storie di viaggi contromano, di voci di troppo e chitarre incomprese. Storie narrate in una lingua franca in cui la grammatica del punk incontra la sintassi del synth-pop, dove gli accenti afro-soul si incastrano alle cadenze dark wave e Seattle e Liverpool sembrano vicinissime. Un casino? Sì. Ma un casino pieno di lampi di verità e sprazzi di inattesa bellezza. Come nella vita, dove l’incontro e la canzone giusti possono trovarsi anche dietro il rumore di una porta sbattuta.

PERSONAGGI E INTERPRETI
Un rotolatore troppo convenzionale
Il proto-punk dai gusti bizzarri
Due voci oscurate” in fuga da un padre-padrone
Il mago incompreso della new wave
Il fuggiasco troppo impaziente
La voce diversamente creativa
Il fratello di troppo
Il fratello eclissato
L’amico dimenticato
Il padre fondatore dei rinnegati dal successo

PLAYLIST

Side One
The Beatles – Cry For A Shadow da Anthology I (Apple, 1955)
No Doubt – The Climb da Tragic Kingdom (Interscope, 1995)
Depeche Mode – Photographic da Speak & Spell (Mute, 1981)
Sex Pistols – Pretty Vacant da Never Mind the Bollocks, Here’s the Sex Pistols (Virgin, 1977)
Black Eyed Peas – Hot da Bridging The Gap (Interscope, 2000)
Destiny’s Child – Illusion da Destiny’s Child (Columbia, 1998)
Virgin Prunes – Third Secret da Perspectives and Distortion: Cherry Red Rarities 1981 (Cherry Red, 1981)
Nirvana – Blew da Bleach (Sub Pop, 1989)
Stephen Duffy – She Makes Me Quiver da The Ups And Downs: A Very Beautiful Collection (10Records 1985)

Potete ascoltare la playlist qua sotto, tramite il nostro profilo Deezer.

Side Two
Beatles – Love Me Do da The Beatles (1960 – 1962): Rare Historical Collection (Digital Remastering, 2012)
No Doubt – Happy Now? da Tragic Kingdom (Interscope, 1995)
Depeche Mode – Puppets da Speak & Spell (Mute, 1981)
Sex Pistols – Holidays In The Sun da Never Mind the Bollocks, Here’s the Sex Pistols (Virgin, 1977)
Black Eyed Peas – Weekends da Bridging The Gap (Interscope, 2007)
Destiny’s Child – Show Me The Way da Destiny’s Child (Columbia, 1998)
Virgin Prunes – Baby Turns Blue da …If I Die, I Die (Rough Trade, 1982)
Nirvana – Negative Creep da Bleach (Sub Pop, 1989)
Stephen Duffy – Kiss Me da The Ups And Downs: A Very Beautiful Collection (10Records 1985)

Potete ascoltare la playlist qua sotto, tramite il nostro profilo Deezer.

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