Live Report: Mark Lanegan @ Electric Ballrom, Londra, 04/08/2015 + Bad Religion @ Forum, Londra, 08/08/2015

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mark lanegan

di Stefania Ianne

È una guerra di nervi quella che intraprendo con la persona che sta cercando di vendere i suoi due biglietti per Mark Lanegan all’Electric Ballroom di Londra questo pomeriggio. Il concerto inizia tra poche ore, pochissime, ma non cedo alla tentazione. Aspetto. Il costo è sceso rispetto alla spropositata richiesta iniziale, ma aspetto. Il costo scende, poche sterline alla volta, ma scende con il passare dei minuti, scende con il passare delle ore. Che differenza con il concerto previsto per i Bad Religion sabato prossimo. I biglietti sono ancora disponibili a pochi giorni di distanza, certo non i biglietti del parterre, chi ha voglia di pogare, i fan hardcore hanno arraffato i biglietti non appena sono diventati disponibili. Manca meno di un’ora all’inizio del concerto, non ho voglia di perdermi Duke Garwood, previsto in apertura del concerto di Lanegan. Vince lui/lei, la persona che cercava di approfittare della mia voglia di vedere Lanegan e Garwood e prendo i biglietti. Giacché ci sono prendo anche i biglietti per Bad Religion. Non li ho mai visti dal vivo, perché no?

Mai aspettare l’ultimo minuto per andare ad un concerto a Londra. Qualcuno cammina sui binari, i treni della metropolitana sono in ritardo. Una nuova guerra di nervi: un’attesa all’ingresso di London Bridge che sembra infinita. Ma vinciamo noi, siamo all’Electric Ballroom in tempo. Il tempo di farmi sequestrare la macchina fotografica e di posizionarci tra il pubblico e Duke Garwood inizia ad accarezzare elegantemente le corde della sua chitarra nella penombra generale. L’atmosfera è magica. Duke cresce esponenzialmente ad ogni performance che vedo. Grande intesa con il batterista. Peccato la voce della corista non sia amplificata adeguatamente. Immagino le note. Sono scossa bruscamente dal trance musicale in cui mi trovo da una sensazione non spiacevole di bagnato nel locale surriscaldato: una ragazza mi ha appena versato addosso metà del suo gin tonic e offre gentilmente di leccarmelo dai vestiti. Ridiamo entrambe tra il divertito e l’imbarazzato. Dove eravamo? Duke Garwood. La musica è sofisticata e sensuale, scaltra e sottovalutata. Dura fin troppo poco l’introduzione di Garwood, però. Troppo poco.

Saltiamo in avanti nel tempo. Il traffico impossibile, un incidente, lavori in corso, invece ci fanno perdere gli Snuff, il gruppo che ha aperto per i Bad Religion. Peccato. Ci patteggiano ai controlli mentre una ragazza con una cresta vertiginosa verde, si fa largo tra la folla dal lato opposto. Impossibile non notarla, i capelli lunghissimi sembrano grattacieli verdi semaforo disposti a semicerchio classico punk. L’unica criniera punk della serata. Ormai sono pochissimi i punk in generale che si vedono per strada a Londra. L’attesa per i Bad Religion scorre veloce. Per la prima volta dopo tantissimi concerti, vedo i ragazzi che preparano il palco a turno farsi le foto sul palco. Si siedono sulla piattaforma elevata della batteria, si fanno le foto con il simbolo enorme della croce sbarrata, il logo controverso dei Bad Religion, un simbolo forte, con la stessa rilevanza oggi proprio come vent’anni fa.

Ritorniamo indietro nel tempo. Al contrario, come sempre, il palco per Mark Lanegan è minimalista. Il nero predomina, le luci sono inesistenti. Dopo l’intervallo, come sempre Lanegan si materializza e si solidifica davanti all’asta del proprio microfono altissimo senza cerimonie. Il palco dell’Electric Ballroom non è grandissimo. Il management di Lanegan sembra scegliere sale di capienza medio-piccola, il sold-out è garantito e l’intimità della performance è assicurato. Il suono è terribile all’inizio di Gravedigger’s Song. Il tecnico del suono si riprende velocemente ma un inizio che sarebbe dovuto essere esplosivo, è rovinato. La voce di Lanegan copre tutto, stanca, rauca. Me lo conferma il mio compagno di concerto che non ha mai sentito Lanegan prima di stasera: ha odiato Gravedigger’s Song. Musicalmente Lanegan produce in maniera ossessiva, non gli sto dietro. Affina, cesella, cattura. Le sfumature disco nostalgiche, anni settanta, riscoperte con Blues Funeral, sembrano evidenziate durante il concerto stasera. Ma il pubblico non ha voglia di ballare. Il pubblico ha voglia di ascoltare, il pubblico ha voglia di adorare. Fisicamente ogni volta che lo rivedo Lanegan sembra più fragile, si muove meccanicamente, si muove a malapena, solo per raggiungere il microfono. Eppure c’è questa enorme voglia di produrre e una voglia enorme di cantare dal vivo. Mi sembra in tournée globale da anni, non si ferma mai. E io non mi stanco di seguirlo.

Lo spettacolo visuale minimalista che caratterizza i concerti di Lanegan è agli antipodi rispetto all’apertura dei Bad Religion. L’inizio è strumentale, le casse ci annegano nel suono cinematografico di Jesus Christ Superstar, le luci ci accecano mentre i Bad Religion raggiungono il palco trionfali, sicuri, potenti, veloci, in forma strepitosa. Stasera ci vogliono deliziare con le loro canzoni più famose, quelle che tutti vogliono ascoltare. E il pubblico non poteva chiedere di meglio. Tutti riconoscono almeno una decina di canzoni preferite, il pubblico urla a turno le parole, le braccia per aria ad affermare: “ecco, è per questo che sono venuto/venuta, questa è la mia canzone”. Una ragazza davanti a me continua a urlare e a gettare bicchieri di plastica da pinta con violenza contro il pubblico sottostante. Il pogo è ininterrotto. Lo spettacolo della sicurezza che accoglie nelle proprie braccia i ragazzi seminudi e viscidi che vengono vomitati in continuazione dal pubblico pogante è affascinante. Spesso il ragazzo in questione viene trasportato scalciante nelle braccia amorevoli della sicurezza fino ai margini del pit, per essere poi puntualmente risputato dalla folla dopo un paio di canzoni. I ragazzi nel parterre sembrano aver aspettato un concerto punk da decenni, tanta è la voglia di pogo. E i Bad Religion accontentano la folla. Il ritmo è elevato. Greg Graffin declama le sue parole mentre teatrale domina il palcoscenico con i suoi passi da gigante. Alla sua destra Jay Bentley maltratta il suo basso intenso e saltella martellante come se fosse su un pogo-stick. Le due chitarre di Brett Gurewitz e Mike Dimkich duellano ossessive ai lati opposti del palco. Il monolitico guitar-sound dei Bad Religion è una certezza. Perle come Stranger than Fiction, Against the Grain, Skyscraper si susseguono senza soluzione di continuità. Queste canzoni, Graffin ci ripete, sono state create quando i CD non erano nemmeno stati inventati. E non ve la prendete se la prossima canzone s’intitola Fuck You, non c’è niente di personale. Il contenuto politico è ancora fresco e suona altrettanto valido nel ventunesimo secolo. 21st Century (Digital Boy) fa paura nella sua prescienza.

I Bad Religion sabato sera vanno sul sicuro. In netto contrasto con Lanegan, nato dal grunge, rinato nel blues, reinventato dalla disco, il suono dominante di Phantom Radio sono sicuramente le tastiere. Anche lui stasera ripropone le sue perle, Hit the City, Riot in My House e Methamphetamine Blues su tutte, ma probabilmente la forza del suono Lanegan è nel continuo reinventarsi a contatto con altri artisti. Lanegan dopotutto si è autoproclamato una spugna che assorbe il suono altrui, in una rivista recente. Quasi a dimostrare la mia tesi, Lanegan nel brevissimo encore ci propone I am the Wolf con Garwood sul palco alla chitarra. L’esecuzione trasuda pura classe. Mentre a lungo andare i Bad Religion diventano noiosi, ripetitivi, con una positività musicale impressionante nonostante il muro lirico ribelle e rivoluzionario. Mi ritrovo mio malgrado a pensare che il concerto stia durando sin troppo. Certo sono l’unica in sala ad avere questi pensieri. Mentre Lanegan martedì ci lascia un sapore amaro in bocca chiudendo il concerto all’Electric Ballroom prematuramente con The Killing Season. Jeff Fielder, il chitarrista, ci fotografa e ci avverte che come sempre Lanegan sarà fuori a firmare dischi e poster per chi ne ha voglia. La gente accenna una protesta delusa, vorrebbero di più. “That’s all we’ve got”, ci dice. Al contrario al Forum di Kentish Town, il pubblico dei Bad Religion, dopo oltre 30 canzoni, è soddisfatto, lascia la sala ordinato mentre Bentley personalmente distribuisce la scaletta e altri souvenir dal palco. Midnight Cowboy incerta dagli altoparlanti nella versione originale ci accompagna per le scale mentre ci allontaniamo nella notte londinese.

Mark Lanegan Setlist:

The Gravedigger’s Song
Harvest Home
No Bells on Sunday
Gray Goes Black
Hit the City
One Way Street
Dry Iced
Ode to Sad Disco
Riot in My House
Floor of the Ocean
Torn Red Heart
Harborview Hospital
Black Rose Way (Screaming Trees song)
Death Trip to Tulsa
Methamphetamine Blues
Revival (Soulsavers cover)

Encore:

I Am the Wolf
The Killing Season

Bad Religion Setlist:

Intro (Jesus Christ Superstar – Overture)
Spirit Shine
Supersonic
Prove It
Can’t Stop It
Stranger than Fiction
Against the Grain
New America
Fuck You
Suffer
Delirium of Disorder
Do What You Want
Wrong Way Kids
52 Seconds
Heroes & Martyrs
Skyscraper
Dearly Beloved
The Handshake
21st Century (Digital Boy)
Change of Ideas
Big Bang
No Control
I Want to Conquer the World
Sanity
Henchman
Billy
You
Let Them Eat War
Sorrow
Infected
Generator
American Jesus

Encore:

Overture
Sinister Rouge
Fuck Armageddon…This Is Hell
Outro (Midnight Cowboy)

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