Berlino: Inner8, il lato interiore di Dadub

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Inner8 Press Pic (c) Kiril Bikov

di Ercole Gentile

Inner8 è la nuova creatura solista di Daniele Antezza, ovvero il fondatore del duo Dadub, insieme a Giovanni Conti. Un progetto, il loro, con il quale Daniele e Giovanni hanno esplorato territori musicali tra techno, dub, ambient e drone, raggiungendo traguardi di ‘sostanza’ come esibizioni presso festival come Sònar a Barcellona e Melt in Germania, distinguendosi per una qualità e cura del suono fuori dalla norma. A Berlino, insieme a Lucy e la sua Stroboscopic Artefacts, hanno capito prima di altri le potenzialità di un mondo techno fatto di sonorità scure e rarefatte, spesso analogico, diventando praticamente dei pionieri di questo tipo di sound. Con Daniele abbiamo fatto due chiacchiere sul nuovo disco come Inner8 che uscirà il prossimo 8 giugno per la sua etichetta Undogmatisch, arrivando anche a parlare di spiritualità, di party e ovviamente di Berlino.

Come nasce la scelta di un disco solista e quali sono le differenze rispetto al lavoro con Dadub?

Diciamo che è stata una scelta naturale. Dal 2011 ad oggi avevo messo da parte diverse tracce che secondo me non rispecchiavano l’identità di Dadub, ma si muovevano verso un’altra direzione e così ho sentito che doveva nascere un progetto nuovo. Ed ecco Inner8 che è sicuramente il mio lato più istintivo e meno ingegneristico, dove mi sono divertito ad improvvisare e lasciarmi completamente andare.

Inner8 è un disco nel quale si sentono influenze molto varie, ma pensi che possa essere comunque definito un disco techno anche se non è propriamente un lavoro pensato per il dancefloor?

Penso di si, perchè la techno ha diverse sfaccettature ed in realtà se intendiamo il dancefloor come un luogo dove regna l’espressione del corpo, il movimento, allora penso che in realtà questo lavoro possa anche essere adatto per la pista. Il live che sto preparando passa dai 150 ai 60 bpm, quindi sarà molto vario.

È un lavoro in cui sente molto un lato esoterico e spirituale dove ci sono anche canti sacri orientali per esempio.

Inner8 è nato in un periodo emotivamente complicato per me. In quel momento ne sono venuto fuori scoprendo un mio lato mistico ed esoterico che mi ha affascinato moltissimo ed ovviamente mi ha influenzato anche a livello di composizione musicale. È come se dovessi trovare un equilibrio tra due lati della mia personalità: quello istintivo fatto di pure emozioni e quello più logico e matematico da ingegnere. Penso alla fine di avercela fatta e credo che questo equilibrio si senta anche in questo album.

Mi viene spontaneo chiederti se usi strumenti come lo yoga o la meditazione.

Non ho mai praticato yoga, mentre la meditazione è uno strumento che utilizzo e che mi è utile sia per la mia musica, ma soprattutto per la vita quotidiana. Il cercare di essere presenti nel momento stesso in cui esistiamo non è sempre facile, ma quando ce la si fa si riesce ad eliminare un sacco di inutile stress in merito alle aspettative che ci facciamo. Essere qui ed ora. La meditazione mi aiuta a cercare di raggiungere questo obbiettivo. Anche adesso, mentre parlo con te.

Il tuo disco uscirà su Undogmatisch che è una label da te co-fondata, ma è anche il nome di una serata che si tiene da qualche tempo a Berlino e che sta riscuotendo ottimi consensi.

Sì, Undogmatisch è una creatura partorita insieme a Mirco Magnani e Valentina Bardazzi. Il progetto nasce come una serata in cui presentiamo diversi live che riteniamo siano in sintonia col nostro mood e possono essere cose che spaziano dal noise alla techno, dal drone all’ambient e così via. Stiamo con piacere notando che il pubblico apprezza sempre di più i live e quindi abbiamo deciso di spingerli sempre più fino a tarda ora, ‘relegando’ i dj set alla parte finale dell’evento. Adesso stiamo sviluppando una serie di eventi che si occuperanno anche di arti visive e performance e che proveremo a portare dall’autunno in musei, gallerie e spazi artistici. Inner8 è il primo disco della neonata label, ma ci auguriamo sarà solo l’inizio di una nuova avventura che mi vede protagonista in prima persona, essendo io il label manager, con oneri e onori.

Come trovi questa esplosione della techno? Pensi sia positiva o possa danneggiare in qualche modo il genere, inflazionarlo?

Il fatto che una parte della techno sia diventata mainstream in realtà ha avuto anche un vantaggio per chi come noi si muove nella scena più underground e sperimentale. La gente ha più dimestichezza con il genere ed è quindi più aperta a nuove sonorità e quindi anche a quelle che proponiamo noi che sicuramente non rispettano i canoni della techno più commerciale, ma che vengono comunque seguite da una ‘nicchia’ sempre più numerosa, attenta ed affezionata.

Vivi a Berlino da 5 anni. Pensi che questa città influenzi la tua musica?

Indubbiamente si. Berlino, nonostante stia cambiando molto e non sempre in meglio, è un posto eccezionale dove attivare connessioni umane. C’è un elevatissimo numero di persone con interessi simili ai miei e con i quali è bellissimo scambiarsi opinioni ed anche collaborare e sperimentare. Penso che in questo momento qui ci sia la dimensione ideale per chi ama fare musica e conoscere persone interessanti. E non è facilmente ritrovabile altrove. Però ci tengo a sottolineare che in Italia negli ultimi anni c’è stata una crescita incredibile di situazioni bellissime, di realtà che possono proporre un tipo di serate fino a qualche tempo fa impensabili e che stanno riscuotendo ottimi riscontri. Anche a livello discografico c’è molta più gente che compra vinili e penso sia sempre un ottimo segnale.

C’è un disco che quando lo hai sentito per la prima volta ti ha fatto capire che nella vita avresti voluto fare questo lavoro?

Penso che quando a 13 anni ascoltai Spiritchaser dei Dead Can Dance sia stata una folgorazione. In quel momento credo di aver capito cosa avrei fatto nella mia vita.

Ultima curiosità: se potessi scegliere di fare una session di composizione in studio di due giorni con un produttore, chi sceglieresti? Puoi sparare alto!

Se fosse ancora vivo la mia scelta cadrebbe su King Tubby. Darei non so che cosa per poter fare una sessione dub con lui. Ma se dobbiamo tornare con i piedi per terra allora direi Demdike Stare senza ombra di dubbio.

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