60 artisti del SXSW 2015 da ascoltare

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di Nicholas David Altea

Il South by Southwest (SXSW) è un festival multiculturale che nasce nel 1987 coinvolgendo la città di Austin (Texas, USA) e che per dieci giorni diventa cuore pulsante degli Stati Uniti: che si tratti di musica, cinema o tecnologia. In questa manifestazione convergono centinaia di iniziative dove intervengono celebrità, professionisti del settore, musicisti, ma non solo. Ad esempio, Twitter fu proprio lanciato durante l’edizione 2007 e adesso è uno dei social network più importanti del mondo. Attualmente si sta svolgendo anche l’ultima parte del SXSW, quella dedicata alla musica (dal 17 al 22 marzo) che interessa centinaia di locali con circa 2300 band rappresentanti 57 paesi. Nomi che passano da giovanissime band fino ad arrivare ad artisti affermati come TV on the Radio, Swervedriver, Wavves, Dillinger Escape Plan, The War on Drugs, of Montreal e moltissimi altri ancora. Non manca la rappresentanza italiana con Populous, Levante, Be Forest, Tiger! Shit! Tiger ! Tiger!, Fabryka, JoyCut e Don Pasta.

In questo lungo elenco, dove l’ordine è puramente casuale, vi presentiamo alcuni nomi che ci hanno colpito, altri li conosciamo un po’ meglio perché in Italia hanno già avuto modo di suonarci, altri invece sono dei perfetti sconosciuti qui da noi. Questo è il nostro piccolo riassunto, 60 artisti del SXSW 2015. Buon ascolto.

Qua potete ascoltare la nostra playlist su Deezer con gli artisti presentati, oppure ascoltare le singole tracce sotto ogni artista.

1 – TORRES (Partisan) – Brooklyn, USA

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Mackenzie Scott è in arrivo con un secondo album (via Partisan) dopo un esordio autoprodotto che ha racimolato ottimi consensi. Partita da un blues-folk cantautorale molto intenso e poco soporifero raggiunge una maturazione sonora notevole. Qui, in Strange Hellos, ci sono chitarre ben più ingombranti e spunti interessanti.

2 – SOAK (Rough Trade) – Derry, Irlanda

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Di lei, Bridie Monds-Watson, ve ne avevamo già parlato qui. E per questo 2015 è sicuramente una delle più attese. Perché la voce bambinesca – insieme alla sua chitarra acustica – toccano davvero gli animi più gentili. Un cantautorato nudo e senza protezione, ingenuo e straziante allo stesso tempo.

3 – FORT ROMEAU (Ghostly International) – Londra, UK

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Mike Green, già tastierista dei La Roux, convince sempre di più: partito da Kingdoms (2012) arriva all’ultimo Insides (2015) in uscita il 30 marzo (via Ghostly) alleggerando la sua deep house iniziale e abbracciando sonorità house/nu-disco reinterpretandole ancora una volta a modo suo.

4 – FIELD MOUSE (Topshelf) – Brooklyn, USA

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Noise pop veloce, cristallino e riverberato per il quartetto americano che già dal nome, chiaro richiamo ai Field Mice, ha scosso anima e cuore con Hold Still Life (2014). Merito anche della voce accondiscendente e deliziosa di Rachel Browne. Melodie ben strutturate non fanno di loro una semplice band di passaggio.

5 – SUMMER HEART (autoprodotto) – Malmö, Svezia

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Avevamo già avuto il piacere di intervistare David Alexander qualche mese fa, in occasione del tour italiano. Abile nel costruire dilatate melodie dream pop e rifinite con tocchi glitch/chill wave. Da poco è uscito un suo nuovo EP, Thinking of You.

6 – COURTNEY BARNETT (Mom+Pop) – Melbourne, Australia

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Sometimes I Sit and Think, and Sometimes I Just Sit è il primo disco della chitarrista/cantante australiana che già con il precedente doppio EP aveva attirato le attenzioni su di sé. Un mix di folk-rock melodico, blues-rock e country. Una personalità spiccata e la presenza sul palco da veterana, ne fanno una promessa quasi confermata.

7 – WHITE REAPER (Polyvinyl) – Louisville, USA

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Trio devastante che spazia dal garage al punk rock passando per lo psycho-punk. Potrebbero tranquillamente far impazzire Ty Segall, o addirittura farci una band assieme. Tutto quello che è veloce e sporco, a loro piace. Brani che faticano a superare i 3 minuti e pedalare veloce.

8 – IBEYI (XL) – Francia/Cuba

Naomi and Lisa-Kainde Diaz sono due gemelle franco-cubane, figlie del percussionista cubano Anga Díaz, membro dei Buena Vista Social Club. Folk, musica caraibica, soul-pop, una buona quantità di R&B e beat elettronici completano il vasto spettro sonoro del duo, che si appresta ad essere una delle rivelazioni di questo 2015. Disco del mese nel numero di febbraio di Rumore.

9 – DONOVAN WOLFINGTON (Topshelf) – New Orleans, USA

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Il loro ultimo lavoro è l’EP Scary Stories You Tell in the Dark, un buon esempio di emo/punk 90s fulmineo con arpeggi strappalacrime, ripartenze pop punk e riff supersonici. Il quartetto della Louisiana è spregiudicato quanto basta per farsi spazio a spallate nella quantità di ultime uscite emo.

10 – ALVVAYS (Transgressive) – Toronto, Canada

La voce di Molly Rankin ha l’effetto rilassante e distensivo come poche altre cose al mondo e il loro esordio Alvvays (2014) non è passato indisturbato, uscito già nel 2013 ma solo su cassetta e ristampato poi ufficialmente. Garage pop delicato, zuccheroso indie pop, twee pop d’annata e ritornelli da lacrimoni. I nostalgici di C86 e dintorni jangle pop non se li possono perdere.

11 – KATE TEMPEST (Big Dada) – South London, UK

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Se c’è un nome su cui scommettere per i prossimi anni è proprio Kate Esther Calvert, aka Kate Tempest, la nuova poetessa dell’alt-rap. Poetessa non per caso, perché ha anche vinto l’ambito premio Ted Hughes. Spoken word e rime serrate con un flow invidiabile e una musicalità intrinseca. La ragazza ci sa fare e non abbassa mai il colpo.

12 – HAPPYNESS (Weird Smiling) – London, UK

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Pop 90s di stampo brit, come se gli amati Thrills non se ne fossero mai andati, ma con una ruvidità maggiore. Chitarre fuzz e qualche chiaro riferimento agli Yuck ma anche una capacità compositiva fortemente riflessiva e intima. Viaggiano a velocità variabili ed è proprio questa è la loro forza.

13 – LITTLE SIMZ (AGE 101 Music) – North London, UK

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Arriva da Londra, ha vent’anni ed sì “little”, ma è devastante nell’hip-hop. Potremmo sentirne parlare sempre di più di lei. Elogi vari da parte di Dizzee Rascal ma anche Jay Z se ne è accorto, chiamandola nel Blank Canvas mixtape. Immaginatevi Azealia Banks dei primi tempi ma più oscura e arrabbiata. L’EP E.D.G.E. (acronimo del motto Every Day Gets Easier) merita la vostra attenzione.

14 – TUXEDO (Stones Throw) – Los Angeles, USA

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Se Jungle e Mark Ronson hanno dato nuova linfa al funk, i Tuxedo, composti da Mayer Hawthorne e dal produttore hip-hop Jake One, potrebbero starci perfettamente affianco con le loro composizioni tra R&B, dance e funk a cavallo tra 70s e 80s. Produzione lussuriosa, ammiccante e sensuale.

15 – TOBIAS JESSO JR. (True Panther Sounds) – Vancouver, Canada

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Già nostro disco del mese nel numero di marzo, Tobias Jesso Jr. esprime tutte le sue paure e insicurezza nel disco d’esordio Goon con una naturalezza non comune. Arrangiamenti neoclassici, ma anche una essenzialità cantautorale forte. Il ragazzo sa scrivere canzoni, non c’è nessun dubbio.

16 – CHARLIE BELLE (autoprodotti) – Austin, USA

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Get To Know è il loro EP uscito da quasi un anno. Età media molto bassa, intorno ai 15 anni: due fratelli (Jendayi – voce e chitarra, Gyasi – batteria) e Zoe Czarneck al basso. Sonorità che ricordano un po’ Kate Nash con una buona dose di indie pop e ritmi folk rilassati e disincantati. Poi li guardi e ti accorgi che non hanno nemmeno l’età per votare.

17 – TITLE FIGHT (Anti) – Kingston, USA

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Di base hanno sempre suonato hardcore-melodico, veloce e incazzato. Questo ultimo album Hyperview spiazza un po’ ma intriga allo stesso tempo perché si sono allineati alla scia Nothing, Whirr, per intenderci. Riverberi e rallentamenti entrando a far parte di questa nuova ondata shoegaze, che i My Vitriol intrapresero più di dieci anni fa.

18 – AMASON (Ingrid) – Stoccolma, Svezia

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Fragilità svedesi e ornamenti floreali fanno di questa band scandinava un nome da tenere in considerazione. Alt-pop di classe, un inclinazione verso gli anni ’70 e atmosfere wave pop, merito anche della voce profonda di Amanda Bergman. Dopo alcuni singoli, esordiscono con un primo album, Sky City (2015).

19 – VIC MENSA (Virgin) – Chicago, USA

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Victor Kwesi Mensah è nato a Chicago ed è stato membro dei Kids These Days, band prodotta da Jeef Tweedy dei Wilco. Attualmente è uno dei migliori parolieri ed dotato di un flow agilissimo. L’ultimo brano, Down By the Luck, esprime tutta la voglia e la capacità di spaziare senza porsi troppi limiti.

20 – GIRL BAND (Rough Trade) – Dublino, Irlanda

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Irlandesi e rumorosi, dove post-punk, noise e no wave si intersecano in un cumulo di suoni disturbati. Dal vivo sono una forza della natura e hanno già suonato un po’ ovunque – Primavera Sound 2014 compreso. Il quartetto ha ancora buone possibilità di evoluzione sonora e a breve usciranno con un nuovo album per Rough Trade.

21 – LA LUZ (Hardly Art) – Seattle, USA

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Chiamatelo girl pop da spiaggia o come volete voi, ma le quattro donzelle (Shana, Marian, Alice Lena) hanno saputo farsi notare. Coretti esili, ritmiche serrate, ingenuità adolescenziale e quell’attitudine retrò. Voce soave e armonie vivide. It’s Alive è il loro primo album uscito nel 2014.

22 – PITY SEX (Run for Covers) – Ann Arbor, USA

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Tornare al periodo emo – diciamo seconda ondata – ma mescolando riverberi shoegaze fragorosi: è quello che la band del Minnesota riesce perfettamente ad amalgamare senza lasciare da parte riff di chitarra e melodie pop punk californiane. L’ultimo loro album si intitola Feast of Love ed è uscito nel 2013.

23 – THEESatisfaction (Sub Pop) – Seattle, USA

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Stas THEE Boss & Sassy Black, sono le sorelline minori (acquisite) degli Shabazz Palaces, già arrivate al secondo album, sempre per Sub Pop. Alternative R&B dotato di consapevolezza e sicurezza, alterato dai beat elettronici e mitigato dal piglio jazz. L’evoluzione della black music passa anche da loro.

24 – THE DISTRICTS (Fat Possum) – Lilitz, USA

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Fossero spuntati fuori nel 2002 non ce ne saremmo nemmeno accorti di loro, ma pur con qualche forte debito – Libertines e Razorlight – apportano una componente roots-rock rieditata, approfondita e con una narrativa dal forte impatto. I ragazzi della Pennsylvania riusciranno ritagliarsi uno spazio interessante con questo loro secondo disco.

25 – SHAMIR (XL) – Las Vegas, USA

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Shamir Bailey è cresciuto in una fattoria in mezzo ai maiali e si è avvicinato alla musica suonando in una band punk di nome Anorexia. Poi è diventato grande – anche se dice di sentirsi un undicenne protagonista e dalla sessualità non definita – e si è avvicinato ad altro. La sua voce efebica caratterizza notevolmente i suo brani a metà tra pop anni 80s e R&B.

26 – BE FOREST (WWNBB) – Pesaro, Italia

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Il trio pesarese lo conosciamo bene e lo abbiamo anche intervistato qualche tempo fa in più occasioni. Il loro dream pop etereo – e sempre più dilatato – di Earthbeat (2014) ha convinto anche gli Stati Uniti nel precedente tour. Questo SXSW sarà una riconferma doverosa per la band, e chissà che non se ne accorga anche la Captured Tracks.

27 – SPRING KING (Transgressive / Paradyse Records) – Manchester, UK

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La voce ricorda vagamente Ricky Wilson dei Kaiser Chiefs, ma i quattro ragazzi “mancuniani”sono soprattutto dinamico garage-pop-punk sparato ai mille all’ora. Cori ed hand-clapping in totale menefreghismo nineties. Il loro ultimo EP, Demons, è uscito nel settembre 2014 ed ha ricevuto ottimi riscontri.

28 – YUMI ZOUMA (Cascine) – Christchurch, Nuova Zelanda

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Con EP II (2015) confermano tutti i buoni propositi del precedente EP I (2014) e i tanti passaggi nei migliori blog musicali della rete che ne hanno spinto fino ad ora i brani. Un amore per gli anni 80 che si manifesta nell’elettronica ballabile coadiuvata da trame dream pop e  la voce fatata di Kim Pflaum. Infine, i tour con Lorde e Chet Faker hanno sicuramente dato una buona spinta alla band.

29 – THE PARROTS (Sonido Muchacho / Bachelor / Burger) – Madrid, Spagna

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I tre spagnoli stanno facendo parlare tanto di loro, così che i Black Lips se li sono presi sotto la propria ala – per rimanere in tema di pennuti – facendogli aprire qualche loro data. Garage-surf spedito e la giusta vena punk a chiudere il cerchio di tutto con quell’impertinenza che già dalla foto qui sopra è molto evidente.

30 – VIET CONG (Jagjaguwar) – Calgary, Canada

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Nelle classifiche di fine anno li ritroveremo sicuramente, ed era inevitabile non trovarli anche ad Austin. La band canadese, formata da due ex membri degli Women, ha tirato fuori un perfetto album d’esordio post-punk/kraut, dai ritmi marziali e dall’incedere devastante.

31 – TIGER! SHIT! TIGER! TIGER! (To Lose La Track) – Foligno, Italia

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Non è la prima volta al SXSW per il trio umbro, ci passarono già nel 2010 e nel 2011, e ora ritornano per la tripletta texana con un album in più sulle spalle. Nel 2013 è uscito Forever Young (via To Lose La Track): un riuscito miscuglio noise-gaze-punk che piace, anche oltreoceano.

32 – AUTRE NE VEUT (Software Recording Company) – New York, USA

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Arthur Ashin, in arte Autre Ne Veut, con la sua voce androgina reinterpreta l’R&B in maniera luminosa, con incastri elettronici, soul e pop. Ansie e paure che vengono liberate con estrema spontaneità in Anxiety, ultimo album uscito nel 2013, che ha mosso ottime recensioni e accresciuto l’interesse attorno a questo artista.

33 – EAST INDIA YOUTH (XL) – London, UK

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William Doyle sembra un principino ben vestito e molto timido, ma questa apparente timidezza sta svanendo dopo che Total Strife Forever (2014) è stato un ottimo successo tanto che tra qualche mese potremo riascoltare le sue trame elettroniche e la sua voce in Culture of Volume, fresco di firma con XL recordings.

34 – EMILY WOLFE (autoprodrotto) – Austin, USA

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La ragazza texana è in gamba, e accompagnata dalla band, ha pubblicato lo scorso anno un EP, Roulette, dove la sua vena compositiva è esaltata dall’eclettismo della sua voce. Blues-rock e folk pop, chitarre fuzz oltre a qualche riferimento alle voci più rock dell’emisfero femminile di fine anni 80 e inizio 90, ne fanno un’artista da tenere d’occhio.

35 – GOLDLINK (autoprodotto), Washington D.C., USA

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Di GoldLink si sa poco poiché ama starsene nell’anonimato, ha pubblicato un EP The God Complex, è stato prodotto dai Laikim e Kaytranada e ha fatto anche un featuring con Chet Faker. Attualmente pare stia lavorando ad un primo disco con Rick Rubin nella casa-studio dello stesso Rick. Questo è un nome che tra qualche anno sentiremo spesso.

36 – LEON BRIDGES (Columbia) – Fort Worth, USA

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Un immaginario anni ’50 – outfit compreso – avvolge il 25enne Leon Bridges, soul-singer texano: una voce pazzesca che sembra arrivi direttamente da quegli anni. Il neo revivalismo soul passa anche da lui e la Columbia Records se lo coccola già come il Sam Cooke del nuovo millennio. Staremo a vedere, ma ci sono tutti i presupposti perché diventi davvero grande.

37 – POPULOUS (Bad Panda) – Lecce, Italia

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Andrea Mangia, ritornato col suo pseudonimo Populous dopo Drawn In Basic (via Morr Music), ha conquistato facilmente una buona parte di consensi con il suo Night Safari (2015). Elettronica influenzata dalle culture di mezzo mondo, ma contemporanea, con divagazioni dream e innesti afro. Un suono senza fissa dimora.

38 – RESIDUAL KID (Sire) – Austin, USA

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La Sire li ha subito messi sotto contratto e si sono fatti qualche session di registrazioni con Steve Mcdonald degli Off! e J Mascis dei Dinosaur Jr. Suonano grunge/alternative per nostalgici degli anni 90. La cosa che però non vi abbiamo detto è che si chiamano Ben Redman (batteria), Deven Ivy (chirarra) and Max Redman (basso) e che l’età media è 15-16 anni. Può bastare così.

39 – SHURA (Polydor) – Manchester, UK

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Aleksandra Denton è cantautrice e produttrice di classe sopraffina, ha solo 23 anni, nata da mamma russo-ucraina e papà inglese. Electro pop delicato, soave e sognante, probabilmente da classifica, molto presto. Il 2015 sarà il suo anno, debutterà infatti con il suo primo album via Polydor. Un nome che sentirete molto.

40 – HARD GIRLS (Asian Man) – San Jose, USA

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Punk e alternative 90s, sofferente e gridato, unito ai Sebadoh più isterici. Forse nemmeno questo basta per descrivere il trio californiano (Morgan, Mike e Max), il cui ultimo lavoro, che si intitola A Thousand Surfaces, è stato registrato e prodotto da Jack Shirley già al lavoro con Deafheaven e Joyce Manor. Rabbia e tanto disagio.

41 – BULLY (StarTime International) – Nashville, USA

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Alicia Bognanno è la front girl dei Bully, suona la chitarra, canta, è produttrice e pure l’ingegnere del suono di questo disco. La band ha all’attivo un EP di cinque pezzi: garage pop/grunge istintivo, scorrevole, potente e ben strutturato. Ottimo lavoro, approvato perfino da Steve Albini.

42 – CLEO T. (Macaco) Parigi, Francia

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La Francia della Nouvelle Vague, il folk ammaliatore e il pop più brillante sono i maggiori elementi che caratterizzano la piccola cantante francese, Cleo T. Pop barocco e delicato con pianoforte, fiati, chitarre, contrabbasso e violoncello che avvolgono le melodie retrò. Attualmente dovrebbe aver concluso le registrazioni del nuovo album. Vedremo.

43 – EARL SWEATSHIRT (Sony) – Los Angeles, USA

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Thebe Neruda Kgositsile, conosciuto ai più come Earl Sweatshirt, è un giovane rapper statunitense, già membro degli Odd Future (OFWGKTA) e pubblicherà il prossimo lunedì il suo nuovo album intitolato I Don’t Like Shit, I Don’t Go Outside – dopo aver avuto qualche incomprensione con la Sony sul lancio dello stesso. Il suo è un alt-rap ispirato e influenzato anche da soul e jazz.

44 – KRILL (Exploding In Sound / Double Double Whammy) – Boston, USA

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I ragazzi di Boston mettono assieme nervosismi post-punk, i Pavement, dissonanze soniche e l’imprevedibilità di ogni pezzo. A tratti tutta questa imprevedibilità scomposta è quasi fastidiosa, ma ci si abitua e diventa la componente più importante, oltre alla destrutturata sezione melodica. A Distant Fist Unclenching (2015), ultimo loro lavoro, ne è la conferma.

45 – JAWWS (Infinity Cat) – Nashville, USA

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Punk-hardcore sporco e veloce, skate-punk old school e il cantato/gridato marcio abbastanza. I pezzi funzionano. Usciti per Infinity Cat, la stessa etichetta di JEFF the Brotherhood, Diarrhea Planet, e Be Your Own Pet. Ricordano i primissimi Cerebral Ballzy, OFF! o per tornare ancora più indietro Black Flag.

46 – JOEY BADA$$ – Brooklyn, USA

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Jo-Vaughn Virginie Scott ha vent’anni e il suo primo album era un’uscita attesa, soprattutto dopo un sorprendente mixtape 1999. Rilasciarlo il giorno del proprio compleanno è sicuramente una scelta di chi si sente sicuro di se stesso. Le sue produzioni sono dedite all’hip-hop 90s e a tutto quello che è old school.

47 – BADBADNOTGOOD (Innovative Leisure)- Toronto, Canada

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Matthew Tavares (tastiere), Chester Hansen (basso) e Alexander Sowinski (batteria) prendono il nu-jazz e lo esaltano con atmosfere hip-hop strumentali ed elettroniche. Improvvisazione, atmosfere notturne contraddistinguono il loro suono che si affina, di volta in volta. III è il loro terzo album ma il loro ultimo lavoro mentre da poco è uscito un disco in collaborazione o con Ghostface Killah, Sour Soul.

48 – ALEX G (Orchid Tapes) – Philadelphia, USA

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Alex – all’anagrafe Alex Giannascoli – è un songwriter cristallino e sincero che pesca nell’indie americano – Pavement e Built to Spil per citarne alcuni – e tira fuori dal cappello un disco eccezionale a soli 21 anni, con la naturalezza di un giovane Elliot Smith. Uno di quei piccoli fenomeni da cameretta che quando escono da lì lasciano senza fiato.

49 – SHLOHMO (WEDIDIT) – Los Angeles, USA

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Henry Laufer è un produttore losoangelino e breve pubblicherà il suo secondo disco in studio, Dark Red, in uscita il 7 aprile (via True Panther/WeDidIt). Gli ultimi lavori erano caratterizzati da un minimalismo elettronico e fluido, mentre il nuovo disco avrà una tensione sonora differente: synth metallici uniti ad atmosfere dark/dubstep.

50 – GOD DAMN (One Little Indian) – Wolverhampton, UK

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I God Damn, formati da Thom Edward (chitarra e voce) e Ash Weaver (battera), prendono tutta la violenza di Nirvana e QOTSA e la fondono assieme al british metal – senza abusarne. Si candidano a band più rumorosa degli UK. Se vi piacciono i Royal Blood, probabilmente questi li apprezzerete anche di più.

51 – FABRYKA (Faro) – Bari, Italia

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Malinconiche melodie e tanto indie pop per il quintetto barese, che nel 2014 ha pubblicato l’album Echo (via Faro record). Passano abilmente dal cantato italiano a quello inglese e tessono buone trame sonore voce-chitarra, varcano le soglie del folk-pop in un immaginario fantasioso e fatato dai colori pastello.

52 – HOT SUGAR (Break World) – New York, USA

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Nick Koenig, aka Hot Sugar, di mestiere fa il ladro, di suoni. Ruba in giro dall’ambiente o da strumenti particolari e poi li riassembla dandogli nuova vita. Ambient ed elettronica in territori surreali e fantasiosi. Il suo esordio sulla lunga distanza si intitola God’s Hand ed è uscito per l’etichetta Break World.

53 – GAP DREAM (Burger) – Fullerton, USA

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Capitanati dal frontman Gabriel Fulvimar, gli americani Gap Dream compiono viaggi psichedelici spaziali al suono di synth alla Moroder con un tocco di garage-pop creando atmosfere sciamaniche ed ipnotiche. L’ultimo album risale al 2013 e si intitola Shine Your Light via Burger Records.

54 – CHADWICK STOKES (Nettwerk) – Boston, USA

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Cantastorie folk dalla forte influenza pop e giramondo hippie: così potremmo presentare Chadwick Stokes Urmston, già conosciuto con le altre sue due band, i Radio State e i Dispach. È arrivato al suo terzo album solista, prodotto da Sam Bean (ovvero Iron & Wine) e Brian Deck già al lavoro con Modest Mouse, Gomez e appunto Iron&Wine.

55 – NATALIE PRASS (Spacebomb / Caroline) – Nashville, USA

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Sorpresa di questo inizio 2015 è sicuramente Natalie Prass, che col suo ultimo omonimo album ha fatto centro nei cuori di tanti, con una semplicità impressionante e una cura minuziosa, supportata e prodotta dall’amico Matthew E White (proprietario della stessa Spacebomb records). Chamber-pop suadente e di classe.

56 – WOLF ALICE (Dirty Hit Records/Caroline) – London, UK

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Hanno pubblicato una manciata di EP i londinesi Wolf Alice dove si scontravano grunge, pop e shoegaze e la voce di Ellie Roswell ad apportare melodie sognanti. My Love Is Cool sarà il loro esordio a giugno 2015, prodotto da Mike Crossey (Arctic Monkeys, Foals e Black Keys).

57 – RAURY (Columbia) – Atlanta, (USA)

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Classe ’96 e talento da vendere. Raury Tullis, uscito da poco con un EP, Indigo Child, affronta il discorso alternative hip-hop in maniera matura, sfruttando la sua voce soul, i ritmi R&B ma anche il folk dove meno te lo aspetteresti. Cosa tirerà fuori prossimamente non lo possiamo sapere, ma con quella voce può fare di tutto o quasi.

58 – HUNDRED WATERS (OWSLA) – Gainsville, USA

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Nicole Miglis (voce e tastiere) insieme agli altri tre membri della band costruisce un percorso unico: sussurrato, intimo, in un crescendo costante. Beat elettronici, sensazioni soul ma con un’attenzione ai suoni e alla cornice ancor più maniacale dove le tensioni ricordano vagamente Björk e paure si dissolvono lentamente.

59 – JOYCUT (Sugar) – Bologna, Italia

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I JoyCut hanno alle spalle un’esperienza pluridecennale: il loro ultimo album, datato 2013, PiecesOfUsWereLeftOnTheGround (via IRMA records), è stato registrato tra Bologna, New York e Düsseldorf. Il risultato è una conferma definitiva delle sonorità dark-wave/electro che contraddistinguono la produzione oscura e sintetica.

60 – KAYTRANADA (XL) – Montreal, Canada

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Louis Kevin Celestin, nato a Port-Au-Prince (Haiti) ma cresciuto in Canada, è un beatmaker e DJ. Conosciuto anche come Kaytradamus, riesce ad unire R&B, hip-hop, beat elettronici e dance, che detto così non sembra nulla di nuovo e invece riesce a dare lustro con le sue produzioni come il featuring con Shay Lia.

Qua sotto, potete ascoltare la playlist con altri brani degli artisti presentati:

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