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Intervista: The Drums

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di Mavi Mazzolini

Esiste una fase, nella crescita del bambino, che gli psicologi chiamano La fase del no: a prescindere da cosa gli venga proposto, il bambino risponde di no. Ci passano tutti, chi più e chi meno – ed è una fase fondamentale per l’affermazione dell’Io : la costruzione del proprio sé avviene attraverso la scelta, dunque negare tutto (o quasi) diviene parte integrante di questo processo. Questo processo si ripresenta in fase adolescenziale, è altrettanto fondamentale, e in questo caso la negazione non si presenta su oggetti o fasi minori, ma è focalizzata su chi ti ha cresciuto e coccolato, visto come un ostacolo alla completa formazione del sé autonomo. Nei casi standard e più lineari il ritorno alla pace avviene con la crescita, ma ovviamente dipende da soggetto a soggetto, in base anche alla situazione familiare e se sono intercorse situazioni gravi. Nelle dinamiche meno serene rientrano i The Drums. Entrambi sono cresciuti in una piccola realtà al seguito di due famiglie molto opprimenti, dedite a un ramo molto conservatore del pentecostalismo e una visione molto simile a quella diffusa nel medioevo di un Dio terribile e punitore. Nelle loro ultime interviste e nei loro testi parlano spesso del senso di repressione che trasaliva dal loro passato, momento scuro e poco piacevole.

Niente a che vedere con il singolo che li aveva portati all’attenzione del pubblico. Quando era uscita Let’s Go Surfing era il 2009 e la band era agli esordi, con un solo EP all’attivo. Partita lenta nella classifica di Billboard, fece un grande balzo in avanti grazie all’aiuto di BBC Radio 1, e in particolare di Fearne Cotton: come sempre, la radio ci vide lungo. In poco tempo divenne la canzone dell’estate, un’estate che durò parecchi anni, si intende: fece successo anche in Italia, le radio la passavano spesso, e l’ultima volta che l’ho sentita in tv al fondo di una pubblicità importante era meno di un anno fa. Come spesso accade a chi fa successo (vuoi per spocchia dell’ambiente o per un troppo velocemente e troppo presto che non giova la fase creativa), i The Drums sono tornati in un substrato isolato, in cui la loro pagina wikipedia non li ha seguiti, rimasta a due/tre anni fa.

Quello che mi aspettavo da un’intervista con i The Drums era qualcosa di molto simile ai loro testi più recenti: poche parole stringate e tendenti all’oscuro. Ho parlato con Johnny, il cantante, che trasmette un grande senso di serenità e tranquillità; non ha alcun tipo di rapporto con la famiglia biologica, che fra le altre cose prende parte attiva a cortei anti-gay. Dal canto suo, invece, si è sposato con Jasper, il suo ragazzo di lunga data che ogni volta chiama orgogliosamente “mio marito”.

the drums

La cover di Encyclopedia è molto simile a quella di Portamento – è sempre scura e sempre con due soggetti che, in questo caso, siete voi due. I dodici oggetti che compaiono però, per quanto slegati fra loro, sembrano fare tutti riferimenti al campo semantico dell’adolescenza: dal microscopio al mappamondo alle Gazelle in stile Oasis…

Volevamo dare l’idea di essere la stessa band, ma con un cuore diverso. Siamo partiti come un duo per passare poi ad essere in quattro, e ora siamo tornati in due…. Encyclopedia era la parola giusta da usare, perché racchiude tutto. È la storia di tutto quello che c’è dietro a un apprendimento: è scoprire, è crescere, è sperimentare il Mondo. Sono tutte cose che hanno a che fare con la crescita, perché ci siamo sentiti come se avessimo dovuto imparare tutto da zero – conoscerci come una band ma anche conoscere sé stessi.

Come mai questo proprio ora che avete trent’anni?

Sia io che Jacob, da bambini, abbiamo avuto una partenza lenta – e abbiamo iniziato ora a sperimentare il Mondo. Penso fossimo un po’ indietro con la “scoperta” (ride).  Siamo cresciuti in due famiglie molto conservatrici, e questi sono stati gli anni in cui abbiamo guadagnato la nostra libertà – non solo a livello artistico, dato che come dicevo siamo tornati ad essere un duo; ma anche e soprattutto a livello personale. Negli ultimi due anni, ad esempio, sono arrivato alla conclusione di essere ateo – il che è stata una grande svolta nella mia vita.

La formazione religiosa che hai ricevuto deve aver portato un grande impatto nella tua vita.

Vengo da una famiglia molto bigotta, di una religione già di sé molto severa. Sia mia mamma che mio papà sono dei pastori, e anzi: il giorno in cui sono nato è stato il giorno in cui mio papà è stato ordinato pastore. Sono anche stato usato durante la cerimonia: a un certo punto del rito a mio papà viene passata una torcia e io ero la torcia, per dire. Non abbiamo mai avuto la tv in casa perché era considerata una passione deviante, per cui Dio ci avrebbe punito; i nostri soli amici erano quelli della chiesa, dove comunque eravamo sempre: la domenica per le celebrazioni, durante la settimana perché c’era sempre qualcosa da fare, anche solo pulirla. i libri che usavamo per studiare ci venivano dati dalla chiesa, quindi tutte le materie erano deviate dalla loro ottica: per dire, non abbiamo mai studiato come si è formata la Terra. Per noi, Dio aveva creato il Mondo in sette giorni, punto e stop. Diventare ateo è stato anche avvicinarmi alla scienza, iniziare a scoprire il mondo vero: c’è una canzone in questo album che si chiama US National Park: parla di un viaggio che ho fatto con mio marito per i parchi nazionali americani e in cui ho concentrato la meraviglia per la natura, il sentimento di grandezza e sorpresa che è nato in me durante questo viaggio – del tipo trovarmi davanti a un albero e capire cos’è, com’è nato, perché… ho sempre vissuto un grande conflitto interno e senso di colpa anche per la mia sessualità, mentre ora, come si vede dalla canzone, c’è anche dentro un senso di libertà assoluta perché finalmente sono tranquillo con me stesso anche riguardo ai sentimenti. Non sono più circondato da persone che mi ripetono che essere gay è sbagliato o attorno a cui ho paura di tenere per mano mio marito. Per la prima volta non ho avuto paura, né senso di colpa. È magnifico.

Infatti nell’album ci sono tantissimi noi: vedi Magic Mountain.

Non solo: sia riferito a me ed a Jacob, perché i The Drums siamo tornati ad essere noi, io e lui, e ora andiamo avanti, sia, ancora una volta, a livello personale. Encyclopedia poi è stato anche l’album in cui ho usato per la prima volta un lui (in I hope time Doesn’t change him): prima ero sempre stato sul generico, mentre ora, trovata questa sicurezza, mi sono sbilanciato. Su entrambi i versanti è stato un noi contro il mondoEncyclopedia segna il momento in cui abbiamo messo le cose in chiaro. È liberatorio, è bellissimo e sto bene. È un po’ il vaffanculo finale, ecco (ride).

Devo dire che questa serenità contrasta con il clima irrequieto delle tue canzoni.

È che invece di piangere scrivo canzoni (ride). Devo dire che sono felice così, mi devo disintossicare dal mio passato: per adesso non voglio sperimentare altro oltre all’amore e alla scienza.

I Drums saranno in concerto questa sera a Milano.