Intervista: Loop Loona

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01 Loop Loona (WEB)

di Davide Agazzi

Senza Fine è il primo album ufficiale per la calabrese Loop Loona: come da copione, la ragazza aveva lanciato in pasto ai suoi ascoltatori, alcuni assaggi di musica in attesa della release ufficiale (come l’omonimo EP o un’interessante raccolta di freestyle usciti ogni lunedì per un certo periodo), seguendo la pratica tipica del rap di intervallare le uscite ufficiali con prodotti in grado di tenere alta l’attenzione dei propri ascoltatori. L’attesa è stata fortunatamente ripagata con un disco di qualità, che mette ulteriormente in mostra le indiscusse abilità della rapper calabrese. Le donne sono in qualche modo le protagoniste di questo disco ma questo non è un album di rap femminile, semplicemente perchè la suddetta categoria non esiste. E’ frutto della mente di chi sente sempre il bisogno di classificare tutto e tutti, anche quando le etichette diventano non solo superflue, ma a tratti ridicole, quasi offensive. Rap femminile dite? Non scherziamo, neanche si trattasse di uno sport a parte. Si gioca e ci si confronta tutti nel medesimo campo da gioco, ed in questo Loona è chiarissima, oltre che pronta alla battaglia. Ah, a proposito di battaglie: è stata la prima ragazza (questo sì) a partecipare ad Mtv Spit (fu tra i protagonisti della prima edizione) fortunato format del popolare canale musicale dedicato alle battle di freestyle. Il programma è tornato in onda proprio in questi giorni, regalando un ulteriore tema a questa chiacchierata. Senza Fine segna anche il ritorno dell’etichetta Antibe Music in territori prettamente rap dopo aver dato alle stampe, in precedenza, album di artisti come Turi (che ha prodotto alcuni beat di questo disco), Cor Veleno e Dj Gruff.

Loop_Loona_Senza_Fine

Ciao Loona, ben ritrovata. Diverse canzoni nel tuo disco sono dedicate alle donne. Come hai scelto i soggetti in questione? Cosa ti ha colpito di loro?

È una cosa venuta da sé. Il processo creativo, per quanto mi riguarda, non è una cosa studiata a tavolino. Avevo solo deciso, in generale, di puntare sulle donne, sull’energia femminile. In molti mi avevano consigliato di fare un pezzo manifesto sulle donne. Grazie a Dio ne è uscito qualcosa di diverso, cioè un discorso più corale in cui vengono citate varie figure mitiche e storiche femminili che servano da esempio per me e per gli ascoltatori e ascoltatrici della nostra musica.

A proposito di donne: in Italia si continua a parlare di “rap femminile” come se fosse uno sport a parte. Come se ne esce?

Sono i media che vogliono puntare su questa cosa: le rapper donne, a parte pochi casi, non puntano sull’essere donna, ma sull’essere rapper in generale. Io parlo del mio mondo, di quello che vedo, nient’altro. Se i giornali, la tv, ecc. smettessero di riferirsi a me e alle mie colleghe in quanto rapper al femminile probabilmente si smetterebbe di dare così tanta importanza a questa differenza. È vero anche che ci sono rapper che fanno differenze proprio perché sei donna. Per esempio mi hanno riferito che alcuni rapper si sono opposti a caricare sul loro canale un video in cui c’ero io, perché loro sono contro il rap al femminile (così mi hanno detto). Mi dispiace, hanno probabilmente un rapporto pessimo con le loro madri e fidanzate. Ma questa classificazione del rap al femminile inteso al negativo mi pare ci sia più che altro da Roma in su: al sud rispettano molto di più le donne in generale, anche perché le donne hanno un ruolo sociale più determinante, reggono la famiglia.

Una canzone che mi ha colpito molto è Dalle mie parti. Cosa significa per te quel pezzo? Il rap più “visibile” ha spesso dato sfoggio di violenza, figurata o meno: che effetto fa la cosa, ad una persona che – immagino, leggendo il testo del pezzo – è cresciuta davvero in un contesto difficile?

In quel pezzo racconto, in modo più o meno velato, storie vere che ho visto o vissuto in prima persona nella mia terra natale. Molti rapper parlano di cose violente anche se hanno un background diverso da quello della vita di strada, ma a me sinceramente non dà proprio fastidio, più che altro mi fa ridere. Cerco di capire anche la loro psicologia: spesso guardano film o serie televisive che parlano di vita di strada, di gang, di criminali e creano il loro personaggio attorno a quell’immaginario. In fin dei conti è solo un alter ego, un personaggio creato, perché magari la loro vita non è né così, né particolarmente interessante o intrigante, e raccontare storie criminali dà quel sale in più che gli permette di essere più attraenti nei confronti del pubblico e dell’industria musicale.

Ho saputo che girerai un video per questo pezzo, puoi anticiparci qualcosa?

No. Sono molto superstiziosa su queste cose, anche per le condizioni in cui è stato girato. Quindi incrocio le dita e spero che vada tutto bene.

Sempre a proposito delle “tue parti”: la Calabria ha dato tantissimo al rap italiano, tu che background hai avuto? Quali i tuoi punti di riferimento artistici ed umani?

I primissimi riferimenti sono la South Posse, in cui militava anche il leggendario Dj Lugi. Ricordo perfettamente il pezzo che recitava “Sono fiero, nato in Calabria con lo spirito guerriero”. Grazie ai collettivi Astatici Click e poi Stranimali Social Club ho capito in modo più approfondito cosa fosse quello che facevo. Un punto di riferimento importante per anni è stato Dj Marcio, è stata la sua scomparsa una delle ragioni principali per cui ho continuato a fare rap e per cui poi ho frequentato per più di un anno i party che Dj Lugi e Già Già organizzavano a Bologna. Contemporaneamente mi sono trasferita a Roma e da lì è iniziata la collaborazione con Turi, che mi ha aiutato a capire realmente cosa significasse stare in uno studio.

Ricordo che hai vissuto per un periodo in Medio Oriente e che hai studiato lingue orientali. Ero curioso di sapere se questi studi si erano in qualche maniera riflessi sul tuo modo di scrivere rap.

Non ci sono riflessi molto chiari nel mio modo di fare rap, però è certo che se sono la persona che sono, è dovuto anche all’esperienza nei paesi arabi. Presto uscirà qualcosa che è più connesso a quel periodo della mia vita, una collaborazione.

Ci presenti Martina May e Alice, le due ospiti del tuo album?

Martina May non credo abbia bisogno di molte presentazioni perché è molto conosciuta nell’ambito della black music. Ha una voce favolosa, la ritengo una splendida artista e una grande persona. Mi unisco ai tanti che aspettano il suo progetto solista. Alice è una cantante e insegnante jazz che ho conosciuto tramite amici in comune e sarei molto felice di collaborare nuovamente con lei. C’è anche Karima, cantante e producer di origine liberiana, presente in una canzone che si trova nel formato digitale dell’album.

Il tuo disco segna anche il ritorno al rap dell’etichetta Antibe Music. Come nasce il sodalizio con loro?

È stato Turi a introdurmi ad Antibemusic. Ho collaborato anche con altre realtà davvero belle, ma dato che il disco era prodotto quasi del tutto da Turi, mi sono fatta guidare. Poi la prima volta che ho conosciuto Claudio di Antibe ho subito pensato che fosse un grande. Ha una enorme conoscenza della musica ed è una di quelle persone senza peli sulla lingua, che parla con la massima sincerità e che non si perde in chiacchiere.

In questi giorni è ricominciato Mtv Spit. Che ricordi hai di quell’esperienza? La rifaresti?

Ricordo che non avevo la minima idea di cosa stessi facendo. Avevo studiato bene i meccanismi della televisione, il mio primo progetto musicale si chiamava Tvelle, la mia tesi di laurea era l’analisi linguistica di un programma televisivo del network Al Jazeera, ma stare davanti alle telecamere è qualcosa di completamente diverso. Ero più che tesa e ansiosa, infatti avrei potuto fare anche di meglio. Sono certa che lo rifarei, mi ha dato buona visibilità e ho anche conosciuto delle belle persone, quindi è stata una nota positiva nel mio percorso.

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