(In)Contro: Welcome to Madpool

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(In)Contro: Addizioni. Sovrapposizioni. Manipolazioni. Ibridazioni. Alchimie. Mescolanze di “stili corrotti per formare collage creativi”*. Benvenuti nell’era del mash-up pacifista. Benvenuti nella definizione di nuovi scenari. Da esplorare con le orecchie aperte.

*Definizione “ufficiale” di mashup data dal Boston Globe.

di Letizia Bognanni e Daniela Liucci

 

WELCOME TO MADPOOL

Dove

Tutta colpa (o merito) delle anguille. Quelle che, per la maledizione della gelosa dea Madre del fiume Merseywell, la giovane tessitrice Saoirse partorì in una pozza d’acqua sulfurea mentre fuggiva verso il mare. Quelle che, nuotando verso la foce si trasformarono in oro, attirando marinai in cerca di una terra in cui stabilirsi. Nacque così, Madpool, da una condanna tramutatasi in benedizione. Per poi morire più volte e risorgere ancora, dopo ricostruzioni, abbandoni, riconquiste e riadattamenti. Oggi guarda il mare, fiera e altera, lasciando che intrecci di altre acque e strade ne agitino il ventre molle. Il cuore, invece, è tutto per la musica, la pulsazione costante nel folle avvicendarsi di stagioni e trend, filosofie e depressioni, durezze e prosperità; il marchio di fabbrica della nuova capitale della popular music. La si può sentire nella brezza che accarezza le pareti del Korova Castle, vecchio ed enorme container-night club incrostato di muschio e salsedine che domina le Albion Docks, unico ricordo del passato sopravvissuto al processo di riqualificazione, o nella capsula protettiva del Kitchen Submarine, enorme sottomarino giallo in cui si ascolta, respira e beve pop, lasciando dissolvere all’orizzonte il vetrocemento dei nuovi quartieri generali per neo-hipster. E la si sente, sempre più vivida, salire dal profondo della città vecchia, protagonista di un intenso processo di gentrificazione; dall’interno di edifici vittoriani ricomprati a prezzi stracciati e riconvertiti, con un intreccio di lavoro manuale e idee in flusso, in laboratori, botteghe, factory creative. E locali. Lo Zanzibar for the Deaf ex opificio al limite dell’antico quartiere a luci rosse, è un trionfo post-industriale di tubature e umidità che ospita indie-pop da tutto il mondo. Più aperta al rock mainstream e internazionale la Philarmonic Trade Hall, nel cui marmoreo minimalismo si narra che Bob Dylan abbia meditato la sua svolta elettrica. A un paio di isolati di distanza, su un sentiero di ciottoli di epoca romana, il Bateau Institute, una serie stanzoni ricavati da una vecchia officina di pezzi di ricambio per barche, accoglie l’eclettismo e vieta l’accesso alle cover band. Il suo “gemello” sotterraneo, il Ruby Cavern,dimenticato dopo un glorioso passato remoto post-punk, è il ritrovo di band locali in cerca di ascolto e gloria. Ma è l’atmosfera elettrica ed elettrizzante, percepibile fin dal cortile antistante disseminato di biciclette e panchine, dell’Hebiee’s Hacienda – fondata dal proprietario della Jeebies Records – a imbottigliare l’anima di Madpool, nel reciproco scambio tra artisti e pubblico, tra concerti, performance e video art e happening letterari della meglio gioventù della città. Che prova a partorire nuove anguille. Tutte d’oro.

Chi

Si dovrebbe chiamare Kitschen Submarine, per quanto è pacchiana l’idea di riprodurre in tutto e per tutto un vero sottomarino. Ma alla fine chi se ne importa, anche se gli sgabelli sono comodi come cactus sfioriti e il cibo non è esattamente roba da gourmand, noi siamo qui per la musica (e per la birra, certo). Qui di musica ce n’è sempre, di musica live ce n’è almeno due sere a settimana, e stasera è una di quelle due sere, con il plus dell’hype a palla per la Next Big Thing cittadina, 8.3 su Pitchfork, i giovanissimi e stilosissimi Dutch Kane. Quando salgono sul palco, puntuali come solo gli inglesi (no bugia, puntuali come tutti tranne gli italiani), salutano con spavalderia da gruppo navigato e attaccano il loro post-beat psichedelico e danzereccio. La fiducia sembra ben riposta in questo quartetto capace nella non comune impresa di fare al giorno d’oggi canzoni da dieci minuti e oltre senza sembrare riccardoni senza speranza, anzi facendo ballare e divertire i presenti con un originale intreccio di synth, strumenti vintage e una voce che rimanda ai fasti della new wave. A metà concerto sale sul palco un altro astro nascente, il cantautore Matthew Hewett, per suonare nientemeno che un sitar durante “Strange Sound”, pezzo di cui ha collaborato alla scrittura. Mancano solo i Dead Uncles, e il quadro della New Madpool sarebbe completo. Verremo a sentirli la settimana prossima, quando riporteranno in città il loro techno-folk. Intanto il concerto di stasera finisce e noi andiamo fuori a respirare il vento che nel corso dei decenni ha scompigliato accordi e ritmi e sollevato nuove onde: quelle sulla cui cresta hanno ballato e sognato prima gli Holles, poi i Joy Explodes e gli Wah!Fall, e ancora i Lightning Mondays, gli Stone Seeds e gli Ola’s, e quella su cui oggi rockeggiano le new sensation. E chissà se già un’altra si sta sollevando da qualche cantina, garage o club… facciamoci un giro a orecchie aperte, hai visto mai che riusciamo a intercettarla.

 

 Personaggi, mood e interpreti

Dutch Kane: Neo prog e Neo Mod
Matthew Hewett: Un po’ di elettropop cazzaro e un po’ di nuovo mondialismo
Dead Uncles: Ancora un tocco di new prog e anni ottanta a palla
Holles: Beat e più beat
Joy Explodes: L’abisso e la follia
Wah!Fall: Dimenticati e seminali
Lightning Mondays: Nuove notti psichedeliche a Liverpool e a Manchester
Stone Seeds: Tha mad side of Manchester & Liverpool
Ola’s: Good e bad boys britpop

Location

Korova Castle: L’old England style e il punky underground
Kitchen Submarine: Il cool nordeuropeo e il cartoon psichedelico
Zanzibar for the Deaf: Lo squatter-look e l’hipster friendly
Philharmonic Trade Hall: La storia imponente di Liverpool e quella di Manchester
Bateau Institute: Alternative nights
The Ruby Cavern: Lo spirito dei Beatles e la viziosa disperazione del rock’n’roll
Heebie’s Hacienda: Madchester e Mad Liverpool

 

Soundtrack of Manchester

The Hollies – Please Don’t Feel So Bad da In The Hollies Style (Parlophone, 1964)
10cc – Une Nuit A Paris da The Orginal Sountrack (Mercury, 1975)
Joy Division – Shadowplay da Unknown Pleasure (Factory, 1979)
The Fall – A Figure Walks da Dragnet (Step-Forward, 1979)
The Buzzcocks – Orgasm Addict da Singles Going Steady (EMI, 1979)
New Order – The Perfect Kiss da Low-Life (Factory,1985)
Simply Red – Holding Back The Years da Picture Book (Elektra, 1985)
The Smiths – The Boy With The Thorn In His Side da The Queen Is Dead (Rough Trade, 1986)
The Stone Roses – I Wanna Be Adored da The Stone Roses (Silvertone, 1989)
Lisa Stansfield – All Around The World da Affection (Arista, 1989)
Happy Mondays – Kinky Afro da Pills ‘n’ Thrills And Bellyaches (Factory, 1990)
Take That – Everything Changes da Everything Changes (Polydor, 1993)
Oasis  – Wonderwall da (What’s the Story) Morning Glory? (Epic, 1995)
A Guy Called Gerald – Humanity da Essence (!K7 Records, 2000)
Badly Drawn Boy – Once Around The Block da The Hour of Bewilderbeast (XL Recording, 2000)
I am Kloot – Twist da Natural History (Wall Of Sound, 2001)
Elbow – Forget Myself da Leaders Of The Free World (V2, 2005)
Egyptian Hip Hop – The White Falls da Good Don’t Sleep (R&s Records, 2012)
Dutch Uncles – Fester da Out of Touch, In the Wild (Memphis Industries, 2013)

Soundtrack of Liverpool

The Beatles –  Twist and Shout da Please Please Me (Parlophone, 1963)
Echo & The Bunnymen – Rescue da Crocodiles (Korova, 1980)
The Teardrop Explodes – When I Dream da Kilimanjaro (Fontana, 1980)
Pink Industry – Enjoy The Pain da Do Animals Believe in God? (Eric’s, 1980)
Dead or Alive – My Heart Goes Bang da Youthquake (Epic, 1985)
Frankie Goes to Hollywood – The Power of Love da Welcome to the Pleasuredome (ZTT, 1984)
The La’s – There She Goes da The La’s (Polydor, 1990)
The Lighning Seeds – Perfect da Jollification (Epic, 1994)
Cast – Alright da All Change (Polydor, 1995)
The Coral – Dreaming of You da The Coral (Deltasonic, 2002)
Ian Broudie – Song For No One da Tales Told (Deltasonic, 2004)
The Zutons – Oh Stacey (Look What You’ve Done!) da Tired Of Hanging Around (Deltasonic, 2006)
The Wombats – Let’s Dance to Joy Division da A Guide to Love, Loss and Desperation (14th Floor records, 2007)
Miles Kane – Come Closer da Colours of The Trap (Columbia, 2011)
 
Potete ascoltare le due playlist, dedicate a Manchester e Liverpool qui sotto, tramite il nostro profilo Deezer.

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