Intervista: Satyricon

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 di Francesco Bommartini

23 anni di attività hanno profondamente cambiato i Satyricon. Il loro leader, Satyr, ha una voce profonda quanto il solco che la sua band ha saputo scavare nella storia del black metal. La stanchezza di due concerti appena tenuti a Mosca e San Pietroburgo si fa sentire. Ma anche la decisione nel proporre l’ultimo lavoro.

Il nome dell’ultimo album è semplicemente Satyricon. Suona come la chiusura di un cerchio. Cosa sono i Satyricon nel 2013 e cosa significa l’ultimo album per la vostra carriera?

Un intero cerchio chiuso. Mmm. Per me è l’album più importante dei Satyricon. Di sempre. Credo sia, più di ogni album precedente, la quintessenza, il nucleo – cuore, anima e tutte le qualità – di questa band. Ad ogni livello. Questo è il motivo per cui è diventato un album omonimo. Quando arriva il tempo di scrivere qualcosa di simile ti senti completamente trascinato nella musica. Contiene quello che vorrei ci fosse nell’ultimo disco della mia vita.

Quali sono le differenze principali tra The Age Of Nero e Satyricon?

Tutto. Per me il sound è davvero molto molto differente, così come lo sono il tono delle chitarre, il drumming e la produzione. The Age of Nero forse era più oscuro, più compatto e diretto. Quest’ultimo album è più emozionale e musicale. The Age of Nero era più rivolto alla potenza, quest’ultimo dalle emozioni.

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Ascolti ancora black metal? Cosa pensi della scena black attuale e delle band che la popolano?

Non so. (ride)

Non ascolti più black metal?

Ascolto molti tipi di musica. Ogni tanto risento i miei album preferiti che hanno a che fare con questo genere. Mah, può essere che io sia un purista. Ascolto i vecchi album black metal. Come i Gehenna, che stanno per pubblicare un nuovo disco. Ma sono più interessato a conoscere nuovo vino italiano. È la verità.

Tu sei la storia di questo tipo di musica. Qual è il futuro del black metal? Non ti sembra stia diventando sempre più una moda per alcuni?

Ripeto: non so e non mi interessa. Per me è importante quello che fanno i Satyricon. So che il modo per influenzare giovani band, e non solo la scena black metal ma tutta la scena metal, è fare musica che possa aprire la strada per un nuovo movimento stilistico. Non c’è niente che suona come l’ultimo album dei Satyricon. Perché oggi le produzioni sono tutte digitali. È tutto lavorato a computer, blah blah blah. Il nostro è un album analogico. Per crearlo abbiamo utilizzato registratori a nastro e altri macchinari. Per me ha un suono più naturale e non so se alle persone piace, ma da quello che sento è così. Spero che così i Satyricon possano essere importanti per la scena, non solo influenzando le giovani band, ma anche la comprensione di giornalisti, case discografiche, band managers, produttori, ingegneri del suono.

Le mie canzoni preferite dell’ultimo album sono Phoenix e Walker Upon the Wind. La prima è una traccia strana per la vostra produzione, con la voce pulita di Sivert Hoyem (cantante dei Madrugada). La seconda è una canzone furiosa. Puoi descrivere la creazione e il significato di queste due tracce?

È interessante che tu abbia scelto queste due canzoni perché indicano le variazioni dell’album. Sono molto diverse l’una dall’atra. Phoenix suona come un rock oscuro e melanconico. A Sivert piace qualcosa di heavy metal classico e di black metal, anche se la musica che suona sempre (con i Madrugada) è davvero molto diversa: non ha niente a che fare con il metal. Ha capito perfettamente cosa volevo e ha portato delle buone idee per la sua voce. Il suo modo di lavorare è davvero diverso dal mio. Penso che abbiamo imparato molto l’uno dall’altro in questo processo. Quando ho iniziato a lavorare al pezzo mi sono reso conto che avrebbe potuto diventare davvero complesso. Quindi ho scelto di approcciarlo in modo più semplice per arrivare diretto all’obiettivo. Siamo riusciti a renderlo più fluido, più emozionale. Per me è una canzone molto atmosferica, con un sentore melanconico. Nonostante il tipico ritmo black metal, la voce di Sivert ha reso il brano differente dagli altri. È davvero bello, ma non tradizionale. Walking Upon the Wind è l’espressione della mia passione per l’old school thrash metal. Mi piace la violenza e l’aggressività di questo genere. Alcuni elementi di questo brano erano presenti in The Night of the Triumphator, canzone contenuta nella versione bonus del demo The Forest is my Throne. Era importante suonare decisi, ma non troppo forte. Volevo che chitarre e batteria suonassero compatte per rendere il flavour thrash metal. Avere due canzoni così sullo stesso album, che danno due direzioni così diverse, lo rende un’esperienza più interessante per me.

Avete molti concerti fissati in novembre e dicembre, tra cui due a Milano e Roma. Come vi siete trovati nei vostri passati concerti in Italia e cosa pensate dei fan? Qual è la differenza tra gli italiani e gli altri pubblici?

Ti racconto un aneddoto: quando mi hanno consegnato il documento definitivo con i concerti fissati per questo tour ho pensato “Fuckin hell, questo è davvero un tour lungo!” Sono circa 7 settimane. Ho guardato la lista e sono stato contento di leggere che avremmo suonato a Milano. Mi sono messo a cercare Roma, Bologna o qualche altra città italiana ma non c’era. Quindi ho chiamato il manager per fargli fissare altri show in Italia. Gli ho detto che non potevamo farne uno soltanto. In italia ci sono fan molto appassionati, anche nei miei confronti, a diversi livelli. Qui risiede la mia passione per il vino. Per me è una nazione speciale, importante.

A proposito della tua passione per il vino…ce ne puoi parlare?

Sono davvero interessato al vino. Ho due brand in Piemonte. Lavoro nella produzione, con le vigne, nel processo di vinificazione. Quello che faccio è scegliere le uve delle diverse vigne e creare il mio blend. Questa è un’espressione del mio amore e interesse per il vino. Mi piace provarne in tutto il mondo. Sono molto interessato alle produzioni che avvengono in nazioni come Italia e Francia.

Tornando alla musica: cosa pensi della scelta dei Darkthrone di non suonare live?

Loro sono una band davvero unica. So che non amano viaggiare, non gli piacciono alcuni elementi del suonare dal vivo. È qualcosa che hanno provato a fare all’inizio della loro carriera ma che non hanno voluto portare avanti. Anche se Nocturno Culto è cambiato: gli piace suonare live con altri progetti.

Qual’è il tuo gruppo black metal preferito di sempre e perché?

Questa è una domanda difficile perché ci sono un sacco di band che mi piacciono molto. Se devo fare solo un nome dico…Bathory.

Frost è nei Satyricon, con te, dal 1992. “Togheter as one” per 21 anni. Puoi descrivere l’amicizia che vi lega?

Sì. Recentemente ho invitato lui e la sua ragazza a casa mia in occasione del suo compleanno. Abbiamo cenato con buon cibo e buon vino. Parlando abbiamo scoperto di avere molte cose in comune. Siamo partners, siamo nello stesso progetto da 21 anni e certamente c’è una relazione professionale. Non abbiamo mai passato molto tempo assieme aldilà dei Satyricon. Ma mi sento di dire che siamo amici e sono contento di avere scoperto tante cose condivisibili con lui.

Redazione Rumore
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