La nota delirante (tradotta) di Questlove sulla chiusura del suo negozio di pollo fritto

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questlove

di Elia Alovisi

Forse non tutti sapevate che Ahmir “Questlove” Thompson, batterista dei Roots e storico produttore/DJ/giornalista americano, aveva fino a poco fa un negozio a New York in cui vendeva pollo fritto. Si chiamava (con un simpaticissimo giuoco di parole) Hybird, con la “r” e la “i” invertite.

Il musicista ha postato tramite Facebook un lungo messaggio (più di 800 parole), intitolato “Raggiungere l’aldilà”, in cui parla profusamente della chiusura del suo negozio tirando in mezzo Shakespeare, J Dilla, lo chef di sushi Jiro, cinema, televisione, giornali, il cuore finto che porta sul bavero e chi più ne ha più ne metta. Ve l’abbiamo tradotta per intero. La formattazione (assenza di spazi e di maiuscole e stranezze varie) è quella originale.

“è un cuoco malato quello che non può leccarsi le dita.” —william shakespeare
“non faccio mai un mezzo passo perché non sono una persona che fa mezzi passi.” —phife dawg

l’uccello è cresciuto e fuggito—o ha saltato lo squalo?

quello che sale, prima o poi deve arrivare in centro città (questioni di classe a parte)

non è stato niente di più di un pisello di pollo (in realtà era una coscia) ?

rivelazione di pazzia (ancora una volta con sentimento): la maggior parte di voi sanno che sono solito restare sul versante culinario e qualche mese fa ho aperto il mio baracchino, hybird, nel mercato di chelsea assieme al ristoratore steven starr. per farla breve, abbiamo chiuso hybird (ma più o meno lo sapevate già…no?)

ora che sono andato dritto al punto sopportatemi mentre me la racconto ancora un po’.

non mi importa di nulla se non delle idee (o se mi sto mettendo sul tautologico… se non mi importa di un’idea, non  mi importa di niente). scolpire idee, prenderle a schiaffi, ribaltarle, strofinarle o agitarle nell’aria come se non me ne fregasse nulla… queste sono “le cose” della mia vita. un meme è una cosa terribile da sprecare (e ne ho sprecati diversi, qua), i miei sono come figli per me e mi importa davvero, davvero molto di loro (sì, li ho davvero a cuore). penso che possiate definirmi appassionato, a tal punto che ho quasi letteralmente il cuore in mano (bé, in realtà è sul mio bavero, ma divago).

amo la musica, l’arte, la letteratura, il teatro, la tv, i film e le donne intelligenti e dal cuore grande (troppe informazioni). negli ultimi anni mi sono innamorato di idee sul cibo (la mia nuova vecchia tipa). non ricordo esattamente quando è successo ma, a un certo punto, mi sono reso conto che il mio scudo di lego era stato colpito da cupido quando iniziai a considerare ferran adria e jiro allo stesso modo in cui consideravo per dire… jay dilla.

anch’io sognavo il sushi o una cucina tecno-emozionale allo stesso modo in cui sognavo nuovi breakbeat o organizzazioni di armonie. e allora mi ci sono cimentato e ho mangiato e ho studiato e ho sognato e ho mangiato diventando amico di alcuni dei migliori chef sull’intero pianeta. i migliori cucinano come i migliori jazzisti,come gil o bill evans. sono tipi premurosi, sfigati e sensibili, sognatori che aprono la strada ai debuttanti o tirano fuori deliziosità come se nulla fosse.

e così dopo essermi fatto avanti è arrivato il momento di ritirarmi. la resistenza è finita. il mio partner culinario (starr) ed io abbiamo ucciso il nobile, idealizzato hybird (dopotutto, ai polli si spara, no?). è quasi strano staccare la spina considerato lo swag critico che l’uccello ha ricevuto: copertine di new york magazine, menzioni sul new york times, su bon appetit, food & wine, elle, sul new yorker, su zagat, paper magazine, sul new york post, sul village voice, time out, sull’hollywood reporter, su vogue e un cameo su the view in cui sherri shepherd e jenny mccarthy sono venute da hybird per incontrarmi a pranzo.

ma dopo una vita passata a tenere in equilibrio arte e commercio mi trovo ancora una volta al crocicchio sulla strada, come fosse una forchetta e un coltello e un cucchiaio. e a differenza dei miei altri lavori questa iniziativa imprenditoriale non si basa sulla sopravvivenza (come sapete… “me ne vado in giro e ottengo ogni cosa”). se proprio, viene dal cuore (il mio vero cuore) e non lo sta soddisfacendo non lo sta affatto soddisfacendo. e così addio uccellino. pollo, graffiato via. quest’uccisione è stata qualcosa di simile al gettare la propria carina, arguta figlia emo sotto al bus…bé…perché è una carina, arguta pulcina emo che si è presa bene a ballare sull’orlo di un precipizio fiscale. (cosa che cosa che cooooosa?). il punto è.. le dolci curve dell’arabesco di una figlia sembravano molto più aggraziate con un presagio di rovina (bé, come diceva il mio business manager, “ricavi in diminuzione”) poi hanno pensato a svendersi (o a vendersi direttamente, la fortuna dopotutto è una donna, no?). alla fine del giorno, le “scarse vendite” stavano per girare l’angolo, ma la ragazza stava venendo lasciata indietro (e allora cos’è successo? pensate a hilary swank in quel film, million dollar baby… qualcosa in più su di lei tra poco).

quindi considerate tutto questo come parte della mia spregrevole missiva…o forse è una dis-missiva (patata, frittata, finiamola qua)). mi aspetto che vi aspettiate dei seguiti, in quanto i richiedenti vorranno certamente sapere, ma nel frattempo, vi lascerò preventivamente con qualche domanda in stile Quest.

1) hybird potrebbe essere diventato un pollo senza una testa, ma sarebbe potuto essere un’anatra noiosa?

2) il pollo o l’uovo?

3) Invocation o Lost in Translation?

4) una fuga o un aviario volato via?

5) l’insaporita fine di una stagione o un finale di grande tensione?

restate in attesa per la parte due, due (tornerò ma per adesso sciallatevi e basta).

r.i.p. hybird 2014-2013

Potete leggere a questo link la nostra intervista con Questlove ed Elvis Costello, in occasione dell’uscita del disco in collaborazione tra il cantautore e i Roots, Wise Up, Ghost (da cui potete ascoltare Walk Us Uptown qua sotto).

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