Intervista: Banda Rullifrulli

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Banda Rullifrulli live 2

di Barbara Santi

Ci sono storie che vanno raccontate, ed è il caso di quella della Banda Rullifrulli. Vanno raccontate perché, in Italia, più in alto si va e meno le cose funzionano, ma più si va a fondo e più si scovano piccole strabilianti iniziative: concrete e visionarie a un tempo. Idee partorite e sviluppate da singoli individui, che si muovono nella propria comunità, contribuendo alla sua evoluzione e prendendosi cura dei suoi malanni. Il batterista dei Three In One Gentlemen Suit – storica band italiana di area indie/post, per farla breve – fa parte di questa categoria. Si chiama Federico Alberghini, insegna nella Scuola di Musica “C. e G. Andreoli” di Mirandola (Modena) dal 2003 e ha pensato di fondare una banda composta dai suoi allievi, usando strumenti non convenzionali, perlopiù percussivi, costruiti dai ragazzi, riadattando materiale riciclato. Questo, in ultima analisi, è risultato efficace anche musicalmente: la ricerca del suono e delle sue sfumature è fondamentale per qualsiasi musicista, specialmente se si parte dalla costruzione di ciò che lo produce. Insomma, parliamo di ragazzi di età, estrazione e condizioni diverse, che Federico ha voluto riunire in un collettivo musicale, facendo combaciare la didattica con il divertimento. Che cosa di meglio si potrebbe fare? Che poi è solo di questo che hanno bisogno i ragazzi, no? Di stimoli, non di compiti da eseguire. Passioni da condividere che li coinvolgano, che facciano sentire loro che stanno creando e costruendo qualcosa di buono insieme. Cose che diano loro soddisfazione. Che li facciano sentire utili e vivi. Ora la Banda Rullifrulli è una realtà e i primi frutti sono maturi: prove, concerti, un dvd, collaborazioni. Abbiamo deciso di ascoltare l’esperienza di Federico direttamente dalla sua voce: quella di un giovane musicista e insegnante, che si metterebbe in tasca il più grande degli amministratori di questo bel Paese.

Federico Alberghini

Come nasce l’idea della Banda Rullifrulli?

“Insegno batteria e percussioni nella Scuola di Musica ‘Fondazione Carlo e Guglielmo Andreoli’ di Mirandola dal 2003. La scuola ha come missione la musica d’insieme e nel 2010 mi è venuta l’idea di far suonare a tutti i miei allievi strumenti strani, cioè di recupero. Ma la vera idea è stata mettere su una banda composta da persone diverse tra loro, per età e abilità. Volevo creare una banda d’integrazione e le percussioni sono un mezzo molto veloce per far gruppo. Inoltre lavorare con i materiali di recupero è una cosa che porto con me fin da piccolo. Sono partito con questo progetto che in Italia è l’unico che utilizza materiale di recupero, con un numero così alto di partecipanti sia normodotati sia disabili”.

Parliamo della banda: com’è composta?

“La banda è composta da 48 ragazzi, che vanno dai sei anni fino 25 anni, e tra questi ci sono 12 ragazzi disabili. Senza contare le cinque ballerine che animano i nostri spettacoli, dirette dalla coreografa Licia Baraldi. Va fatto un passo indietro, comunque: la scuola dove insegno musica si appoggia alla Neuro Psichiatria Infantile di Mirandola e ai dodici ragazzi disabili do lezioni di batteria”.

La ricerca del suono sta alla base della Banda. Ci racconti come lavorate e come scegliete il materiale per costruire i vostri strumenti?

“Ecco, qui sta il vero lavoro della Banda Rullifrulli! Dietro la nostra sala prove abbiamo un laboratorio dove teniamo tutto il materiale che ci serve: bidoni, pentole, mattonelle e simili. Quello è il luogo in cui i ragazzi danno sfogo alla propria fantasia: abbiamo a disposizione due preziosissime ore la settimana in cui ci troviamo per costruire strumenti. Io accenno un’idea e loro poi la sviluppano. La cosa meravigliosa è vedere il ragazzo normodotato aiutare il ragazzo disabile nel costruire il suo strumento: questo dimostra quanto significhi la Rullifrulli per l’integrazione degli allievi. Lavorano alle loro creature senza risparmiarsi mai, anche sporcandosi le mani con i colori, le colle e il materiale che usiamo, o chiedendo aiuto se devono tagliare un bidone o altro: collaborano tra di loro, ecco, come in una famiglia. La cosa più figa è che ho trasmesso loro questo, in un modo talmente convincente, che sembra che facciano questo da una vita. Ormai sono delle macchine (ride)”.

strumenti Banda Rullifrulli 1

Quali strumenti usate? Vuoi provare a descriverceli, in modo che chi legge si faccia un’idea?

“Ne abbiamo costruiti tantissimi. Il primo che mi viene in mente è uno strumento fatto con i tubi dei gomitoli per la lana, cui abbiamo attaccato della gomma e poi delle piastrelle: questo è diventato il nostro pianoforte. Un altro è uno xilofono composto da tubi idraulici: fa un suono anni Ottanta fighissimo. Suoniamo dei bidoni giganti con bacchette costruite da noi: prendiamo i manici di scopa, li tagliamo e all’interno incastriamo il tubo di silicone, per ammorbidire il tocco affinché produca un suono super basso. Abbiamo fatto una chitarra con una grondaia, con l’aiuto di Giorgio Borgatti (Three In One Gentlemen Suit). Lo strumento più grande è composto da una rete due metri per due, cui sono appese una trentina di pentole tutte perfettamente intonate tra loro. Spettacolare!”

Parlavi di integrazione, che è poi il nocciolo della questione. Come lavorano i ragazzi e quale rapporto c’è tra loro? Farli suonare insieme immagino abbia del terapeutico, oltre che del didattico.

“È molto molto terapeutico. Adesso, dopo circa tre anni dall’inizio, vedo succedere cose magnifiche. Quando sono in mezzo al gruppo vedo che i ragazzi normodotati trattano i ragazzi diversamente abili come se stessero parlando con loro pari. Non c’è nessuna differenza, nessuna barriera, si trovano tutti insieme su un palco, pullman, sala prove e tutti sanno che sono lì per svolgere un determinato compito, per portare a termine la loro missione. Che è il compito che ha una band: stare insieme e stare bene. Davvero è diventata una seconda famiglia, per loro e per noi tutti. Per dirne una, la settimana scorsa siamo andati a Vienna per una data. Arrivati a destinazione i più grandi hanno organizzato una festa in albergo con tutti i ragazzi: normodotati e non. E ti garantisco che per un ragazzino di 13 o 14 anni non è comune avere questo tipo di mentalità.

Di solito nelle scuole vengono isolati, invece qui è una vera famiglia e lo è stata da subito, in maniera spontanea e naturale. Sempre a Vienna siamo andati in un parco acquatico enorme e hanno passato tutto il tempo insieme, giocando, in un momento della giornata in cui non sarebbero stati impegnati a suonare. È stato troppo bello. La data era fissata per il sabato dalle 15 alle 16 e, appena finito di suonare, tutti insieme abbiamo caricato il furgone di fretta e furia per andare in questo parco e passare la giornata giocando nell’acqua a bordo di gommoni: la cosa bellissima era vedere un ragazzino autistico salire con un ragazzo normodotato e fare uno scivolo velocissimo. E così per tutta la giornata. È stato davvero bello e direi ‘Banda Rullifrulli: missione compiuta’”.

foto ragazzi banda rullifrulli 1

Chi lavora con te, insieme ai ragazzi?

“C’è un’altro insegnante appena arrivato che ho sperato subito che entrasse, perché è perfetto per la banda. Si chiama Marco Golinelli ed è maestro di batteria, davvero bravo con i bimbi, attento, molto sensibile al discorso disabilità e innamorato del proprio lavoro e della banda. Marco è entrato da poco nel branco (mi piace chiamarlo branco). Saranno due o tre mesi. Prima al suo posto c’era Matteo Cariani, che comunque suona ancora con noi. Sia Marco sia Matteo suonano nel gruppo durante i concerti. Io invece come direttore d’orchestra sono girato di spalle al pubblico e dirigo il branco. Lo chiamo branco perché ci sono dei lupi più piccoli e dei lupi più grandi con un capo branco”.

Cos’è diventata, di fatto, nel tempo la banda? Ci racconteresti della sua evoluzione?

“Siamo partiti con dieci ragazzi e, piano piano, alle prove si vedeva gente nuova entrare dalla porta. Sempre, sempre, sempre di più. Nuovi allievi, quindi nuovi strumenti e brano dopo brano siamo riusciti a mettere su uno spettacolo di circa un’ora e mezza. Anche la carica dei genitori dei ragazzi è cresciuta di pari passo, ché anche loro seguono la Banda Rullifrulli con un altro pullman dietro di noi. Siamo talmente cresciuti che ora usiamo due pullman e un furgone: un bus per i musicisti, uno per i genitori e il furgone per il materiale (ride). Scherzi a parte, i genitori sono molto importanti e aiutano concretamente, lavorando con noi, oltre a supportarli affettivamente. Per dire, quando andiamo a suonare, nel posto in cui siamo, sono loro che fanno il banchetto del merchandising e che lo seguono durante l’esibizione. La banda è partita da subito non dando troppo valore alla musica ma concentrandosi sulla voglia di stare e creare qualcosa insieme. Poi, come dire, quando scopri che anche i brani spaccano, la soddisfazione è doppia! (ride)”.

furgone Banda Rullifrulli 1

Immagino che la prova più dura per voi sia stata il terremoto del maggio 2012.

“Già. La banda ha visto un grosso cambiamento il giorno dopo il terremoto. Dopo la prima scossa mi sono subito mobilitato per andare a cercare tutti i ragazzi e sapere come stavano. La situazione da noi, qui nel modenese, era veramente pietosa. Su 40 ragazzi ne avevo la metà in tenda. Dunque, per dare una svolta alla cosa, io e l’altro insegnante abbiamo pensato di fare prove Rullifrulli tutti i pomeriggi, in modo da tirarli fuori da quella merda di tende. Ancora oggi la nostra sala prove è fuori uso, fortunatamente l’Associazione ‘Mani Tese’ di Finale Emilia ci ha ospitato nella sua sede che è antisismica e adesso ci siamo trasferiti definitivamente lì. ‘Mani Tese’ è stata importantissima per la banda: sono stati eccezionali con noi. Dopo il terremoto, poi, alcuni amici musicisti si sono offerti per fare un brano con la banda e sono, o sono stati, nostri ospiti durante i live”.

Dai? Chi, per esempio?

“Abbiamo avuto tante visite durante le prove nel periodo del terremoto: una è stata quella di Davide Toffolo (dei Tre Allegri Ragazzi Morti) che era passato per Finale, ci ha visto durante le prove e subito si è innamorato della banda. Ancora adesso, quando può, viene in sala prove a trovarci. Nel nostro spettacolo facciamo una cover dei TARM e una volta è venuto a cantarla, durante un concerto. Un altro ospite, che è diventato membro ufficiale della banda, è Michele Bernardi, un gran fumettista. Michele è colui che anima tra gli altri i video dei Tre Allegri… e de Le Luci Della Centrale Elettrica, per intenderci. Beh, lui disegna e proietta le sue tavole in tempo reale sui brani della banda durante lo spettacolo. Poi c’è Omid Jazi (‘il quarto Verdena’), che è un amico, e quando gli ho fatto vedere la banda ha voluto suonare un brano con noi. Con i Rullifrulli si esibiscono anche quattro ballerine della scuola ‘Tersicore’ di Finale Emilia e Daniele Rossi, un contrabbassista di Carpi molto bravo. Un altro ospite è Bob Corn (Tiziano Sgarbi): quando ha visto la banda all’opera per la prima volta, gli è scesa una lacrima. Da lì in avanti non si è più perso un concerto e partecipa attivamente. ‘Tizio’ è rimasto folgorato dalla banda. Gli piace un casino. Per dire, quando suonammo al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano ha fatto il viaggio con il pullman insieme ai genitori. Quando l’ho visto arrivare, mi si è aperto il cuore. Veramente. La cosa più buffa è che è talmente diventato parte del branco che oramai tutti lo chiamano Bob (ride). Anche i bimbi di otto anni, come fosse un loro pari. Perché in questa situazione la disparità non esiste a nessun livello e mai. Quando mi chiedono ‘ma stasera c’è anche Bob?’, io muoio dal ridere”.

Banda Rullifrulli live 1

So che arrivate da poco da una serie di date…

“Sì, abbiamo fatto diverse date: Verbania, Milano al Museo ‘Leonardo Da Vinci’, Ferrara, Cuneo, alla festa dell’Unità di Modena e poi fino in Austria, a Vienna, come ti dicevo. È stato molto bello, soprattutto perché queste occasioni hanno unito il gruppo dei ragazzi, sino a costruire quell’unica famiglia che ti ho descritto. Sembrano già dei turnisti, manca loro solo l’asciugamano sulla spalla (ride). Ciò che ci ha colpito di più in tutte le date è stato l’impatto con la gente. Chi ci conosce poi ci segue ed è forte il segno che lasciamo nelle persone”.

Immagino che la scuola contribuisca anche ad avvicinare i ragazzi e magari anche a far nascere altre band. È così? C’è in vista qualche nuovo gruppo interessante?

“La scuola di musica ha prevalentemente orchestre di chitarre o di musica classica. Questo è il primo progetto un po’ ‘fuori dalle righe’. Alcuni dei ragazzi si sono avvicinati alla banda anche tramite i corsi della scuola e tra loro si sono formate alcune band che provano e scrivono pezzi. I nomi? Mood, Topo Ciuccia Mano, Elephant, Three In One Gentleman Suit… (ride)”.

A parte gli scherzi, a proposito di TIOGS: pensi che i ragazzi collaboreranno mai con voi? Vi piacerebbe? Ci avete già pensato?

“Ci piacerebbe molto, ci abbiamo pensato infatti, sicuramente per il nuovo spettacolo. È prematuro parlarne ma certamente accadrà, anche se non sappiamo ancora in che modo. Una cosa è sicura: inizieremo a lavorarci presto”.

È uscito un dvd, che contiene i vostri pezzi e la storia della banda raccontata da te, dai tuoi colleghi e dai ragazzi. Avete in previsione altro? Un disco?

“Il dvd è stato girato lo scorso autunno e, oltre all’intervista, raccoglie i nostri pezzi. È stato il primo passo dopo il sisma e ha segnato una rinascita, in qualche modo. A dicembre dovremmo iniziare a lavorare a un disco, che dovrebbe uscire a gennaio 2014, e da oggi iniziano le prove per il nuovo spettacolo. Se il cielo ci assiste e i contatti che abbiamo rispondono positivamente, tra i progetti c’è anche quello di andare all’estero in tour”.

In caso qualche lettore volesse vedere il dvd, o comprarlo, come può fare?

“Può contattarci all’indirizzo mail [email protected] e noi provvederemo!”

 

Banda Rullifrulli sono:

Federico Alberghini – direttore
Marco Golinelli – aiuto direzione
Matteo Cariani – aiuto direzione
Michele Bernardi – live painting

Agli strumenti:

William Aliberti
Marco Bagni
Michele Baraldi
Michele Barzanti
Simone Bega
Alessia Belluzzi
Francesca Bergamini
Matteo Bertelli
Edoardo Borgatti
Filippo Brambilla
Lorenzo Burroni
Mirco Colaiuda
Gabriele Del Prete
Mattia Ferioli
Gianmarco Ferraguti
Davide Ferri
Enrico Ferri
Riccardo Goldoni
Isaia Govoni
Luca Govoni
Sara Govoni
Riccardo Gozzi
Constanze Guczogi
Daniele Maini
Giacomo Malaguti
Tommaso Malaguti
Martina Marchesi Malesini
Roberto Molinari
Francesco Andre Morselli
Mario Muzioli
Annamaria Pacchioni
Carolina Pacchioni
Marcello Pozzetti
Marco Ratti
Luca Ronchetti
Enea Scomparin
Tommaso Tosatti
Isaac Van Torgeren
Elena Vergnanini
Laura Vergnanini
Maurizio Viaggi
Paola Andrea Viaggi
Simone Vincenzi
Ilaria Zapparoli

Alla danza:

Licia Baraldi – Coreografa
Erica Goldoni
Giulia Monari
Chiara Palmieri
Grazia Pedrazzi
Raffaella Zuccaro

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