Kevin Shields, le cospirazioni, il britpop e molto altro

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Kevin Shields, leader dei My Bloody Valentine, ha rilasciato recentemente un’intervista al Guardian, pubblicata online oggi. All’interno dell’articolo, tra i vari temi toccati, spicca una dichiarazione alquanto particolare. Nello specifico, Shields avrebbe una teoria cospirazionista su uno dei maggiori fenomeni social/musicali mai usciti dal regno unito: “Il britpop è stato spinto massicciamente dal governo”, ha dichiarato al Guardian.

“Sarebbe interessante, un giorno, poter leggere tutti i documenti dell’MI5 [i servizi segreti britannici] sul Britpop. Sono stati tutti decisamente fregati, ai tempi”. La risposta è arrivata dopo che il reporter aveva scherzato sul fatto che, se m b v fosse uscito nel 1994 come sarebbe dovuto essere, Shields avrebbe potuto “fermare il britpop”.

Tra le altre tematiche trattate nell’intervista:

Il suono dal vivo dei My Bloody Valentine.

Se vuoi sentire musica a volume basso, puoi benissimo usare un giradischi. Nel 2008 abbiamo suonato a volumi davvero alti. Era una sorta di esperimento, una cosa che avevamo sempre voluto fare. Ho sentito dire di persone che uscivano da quei concerti come se si fossero trovati di fronte a un incidente stradale. Ma in un mondo in cui l’insipidità e l’accettazione sono fattori dominanti, fare qualsiasi cosa che rappresenti una vera esperienza è una cosa positiva.

La pausa che Shields si prese dalla band per andare in tour coi Primal Scream e il suo uso di droghe.

Insomma, durante i miei trent’anni sono stato terribile. Ho fatto cose stupide e pazze. Quello fu il momento in cui diedi davvero il massimo in ogni cosa. Prendere droghe a scopo ricreativo – molte droghe. Quindi è tutto davvero offuscato e disordinato. Ricordo i primi e gli ultimi concerti coi Primal Scream, ma tutto il resto è intercambiabile.

Una volta mi segnai il nome di ogni singolo membro dell’equipaggio di un aereo perché ero fottutamente ubriaco. Il giorno dopo trovai questo pezzo di carta pieno di scritte illeggibili in tasca e non riuscivo a capire che cosa fosse. Ero svenuto. Ma ora sono un bevitore più conviviale – non mi ubriaco veramente. Mi faccio ancora qualche gin tonic prima di salire sul palco, ma non faccio niente di stupido.

L’origine del suo suono di chitarra.

Un tremolo poco avvitato e legato con lo scotch a una Fender Jazzmaster, accordi aperti e qualche effetto. È una cosa che semplicemente accade. È davvero come una magia. È più lo stato mentale e meditativo in cui entro. Ha una connotazione davvero emozionale per me. Devo restare davvero immobile mentre suono. Non riesco a spiegarlo. È magia. Vedo la musica. Ricordo la musica a livello visivo più che a livello sonoro. Colori e forme che si muovono e si penetrano.

Potete leggere l’intera intervista (in inglese) cliccando qua. Appena sotto, invece, potete ascoltare only tomorrow, estratta dall’ultimo disco della band, m b v.

Redazione Rumore
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